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Tennis, il dramma di Kyrgios: "Bevevo ogni sera, mi ha salvato Murray"

L'australiano ha raccontato della profonda depressione di cui ha sofferto per anni: "Odiavo svegliarmi ed essere me stesso"

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È un Nick Kyrgios decisamente inusuale, rispetto alla versione che siamo abituati a vedere da dietro le telecamere, quello che ha deciso di aprirsi e rivelare alcuni aspetti dei problemi di natura psicologica di cui ha sofferto per anni e dei quali solo di recente si è liberato.

L'aria da gradasso che lo contraddistingue in campo e nelle interviste ufficiali, e che gli è valsa il titolo di "bad boy" del tennis mondiale, lascia infatti il posto a una riflessione intima e profonda volta a scavare nella sua vita per riportare a galla le ferite lasciate da una profonda depressione, con la speranza che il suo racconto possa aiutare anche solo qualcuna tra le milioni di persone nel mondo che si trovano ad essere travolte da una sofferenza del genere. Una figura per lui di fondamentale importanza nel circuito Atp, ha spiegato l'australiano durante l'intervista concessa al programma Piers Morgan Uncensored su TalkTV, è stato lo scozzese Andy Murray, il primo a rendersi conto che qualcosa non andava ed a spronarlo a reagire.

"Odiavo svegliarmi ed essere Nick Kyrgios", ha spiegato il tennista, riferendosi in particolar modo al periodo peggiore per lui, lontano ormai quattro anni: una fase molto dura della sua vita, fatta di depressione e abuso di sostanze, oltre che del ricovero in un reparto psichiatrico a Londra dopo aver perso contro Rafael Nadal a Wimbledon nel 2019.

"Penso che sia stato tutto un anno e mezzo o due anni di totale disastro. Era piuttosto buio a dire il vero", rivela Kyrgios. "Ho vinto tornei nel circuito professionistico, bevendo ogni sera, facendomi del male, bruciandomi oggetti sul braccio, procurandomi dei tagli per divertimento", aggiunge, "era diventata una sorta di dipendenza dal dolore. Odiavo me stesso. Odiavo svegliarmi ed essere me stesso".

A rendersi conto di quei segni e di quel profondo disagio fu per primo Andy Murray."È sempre stato un mio grande sostenitore. Appena sono arrivato sul circuito Atp mi ha visto come una specie di cantiere aperto e mi ha preso sotto la sua ala protettrice", racconta l'australiano. Lo scozzese si rese conto di quelle ferite strane durante una sessione di allenamento fatta insieme. "Le ha viste e ha detto: ‘Cos’hai sul braccio?’ Erano piuttosto brutte in quel periodo". Murray lo prese da parte per parlargli, prima di raccontare tutto all'allenatore. "Andy ovviamente stava cercando di darmi consigli al riguardo. Ma in quel momento ero così bloccato e chiuso in me stesso che non ho ascoltato. Ovviamente gli sono ancora oggi molto grato. Lo ringrazio molto".

Per fortuna il peggio è alle spalle, e Kyrgios spera di essere d'ispirazione per tanti. "Mi sento come se, dopo essermi aperto e aver raccontato tutto questo, fossi diventato in grado di aiutare molte persone", considera il tennista. "Sono stato quasi un faro per le persone che stanno lottando. Quando si sentono sopraffatti e stanno andando verso l'alcol, la droga e cose del genere, si aprono con me", aggiunge. "Questa è stata la cosa più potente della mia carriera, persone che vengono da me con problemi reali: mi mandano foto e messaggi su Instagram in cui dicono di volersi suicidare", racconta ancora.

"Ho parlato con tanti di loro, anche per telefono, e ho notato che il mio supporto può fare la differenza", aggiunge, "e questo mi rende davvero orgoglioso".

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