da Roma
Un ufficiale dalla carriera irreprensibile finisce in carcere, poi ai domiciliari, quindi di nuovo in carcere. E tutto sulla base di unordinanza associata a termini come «lacunosa», «incoerente», «nebulosa» dalla Cassazione, che ha accolto il ricorso e scarcerato il colonnello Maurizio Coppola. Lufficiale del comando provinciale di Campobasso, secondo linchiesta «Black Hole 2» della procura di Larino, guidata dal pm Nicola Magrone, ex parlamentare Ds, avrebbe favorito unassociazione per delinquere finalizzata a favorire un «centro di potere» riconducibile al sindaco di Termoli Remo Di Giandomenico, ex deputato Udc. Il presunto legame tra Coppola, ritenuto «concorrente esterno» nellassociazione satellite che avrebbe dovuto, in caserma e in procura, occuparsi di informare Di Giandomenico delle inchieste a suo carico, lha fatto finire in carcere a maggio per tornare in libertà solo alla vigilia di Ferragosto, dopo una breve parentesi ai domiciliari. Ma quel presunto legame, che si sostanzia nel «mantenere» a Termoli un appuntato che dovrebbe far parte dellassociazione satellite, è così flebile da non convincere la Suprema corte. Basta leggere le undici pagine scritte dai giudici della Cassazione, piene di critiche allarresto dellufficiale (che ha incassato la solidarietà di un gruppo di parlamentari della Cdl): per la Suprema corte, nel caso di Coppola «non può non rilevarsi la notevole lacunosità e incoerenza del percorso argomentativo posto a base dellordinanza impugnata». I giudici di merito «non hanno portato ad emersione nessun serio elemento di fatto alla stregua del quale poter ipotizzare che lindagato abbia agito col deliberato proposito di agevolare il già di per sé singolare sodalizio ipotizzato dallaccusa». Anche le ritenute anomalie nei rapporti tra il colonnello Coppola e lappuntato Soccio sono «davvero evanescenti sul piano delle caratteristiche denotative del fatto ipotizzato». Insomma, resta «del tutto nebulosa la fase fattuale», insiste la Cassazione, «e financo quella argomentativa» che avrebbero dovuto inchiodare Coppola al suo ruolo di concorrente esterno. Non è finita. «È privo di qualsiasi consistenza - continua la Suprema corte - lunico elemento di collegamento che i giudici del Riesame hanno intravisto tra la posizione del Coppola e i componenti delle due associazioni definite principale e satellite». La procura di Larino considera Coppola legato a Di Giandomenico tramite un avvocato, Romanazzi, che era stato carabiniere e collega del colonnello. E lo fa, osserva quasi ironicamente la Cassazione, sulla base del fatto che, nel corso di un incontro «Soccio avrebbe riportato a Coppola i saluti di Romanazzi senza che Coppola avesse manifestato stupore o mostrato di non ricordare chi fosse quella persona che non vedeva da anni». Da qui la «deduzione» dei magistrati molisani: Romanazzi ha contattato Coppola «per esporre il malcontento per lindagine Black Hole». Per la Cassazione è «unipotesi paradigmatica di totale carenza di motivazione», sia «perché non vè alcuna prova che i due si fossero effettivamente incontrati», sia «perché nulla induce a raccordare gli eventuali contatti tra i due ai fini illeciti che il Tribunale reputa su base totalmente congetturale».
Ce ne sarebbe abbastanza, ma la Suprema corte ricorda ancora la «totale carenza di motivazione sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in ordine ai contestati reati di falso», e alla «carenza, addirittura grafica (mancava una pagina allordinanza del Gip di Larino, ndr), della motivazione delle esigenze cautelari». Insomma, roba da aprire le porte del carcere, subito e con tante scuse. Ma la decisione della Cassazione è del 2 agosto. E Coppola è uscito solo il 13. Con lobbligo di dimora.
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