Luigi Cucchi
I tumori fanno meno vittime. Crescono le possibilità di guarigione. Sempre più donne guariscono dal tumore al seno. Negli ultimi sei-sette anni, in tutti i Paesi Occidentali, malgrado un aumento costante dell'incidenza, cioè si registri un maggior numero di casi, stiamo assistendo ad un sensibile calo di mortalità per tumore della mammella. Questo progresso è dovuto principalmente al lavoro di ricerca, che ha consentito di mettere a punto farmaci estremamente efficaci, targettizzati su specifici bersagli molecolari, ma anche grazie alla prevenzione e agli screening. L'approccio integrato alla malattia attraverso la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia, opportunamente utilizzate, permettono oggi di guarire un numero crescente di pazienti limitando gli effetti collaterali e garantendo una buona qualità di vita. Questi temi sono stati al centro di un incontro, chiamato «Oncology Day» che si è svolto nei giorni scorsi a Verona presso l'auditorium GlaxoSmithKline ed al quale hanno partecipato i più autorevoli oncologi italiani e stranieri.
In quale modo hanno contribuito la chirurgia, la chemioterapia, la terapia ormonale all'ottenimento di questi risultati? La chirurgia - afferma il professor Sabino De Placido, cattedra di oncologia alluniversità degli studi di Napoli - ha compiuto grandi passi avanti: dalla mastectomia radicale si è passati ad interventi conservativi, che mirano a eliminare la massa tumorale preservando il più possibile il muscolo, soprattutto se dall'esame citologico il linfonodo sentinella risulta negativo. In molti casi è possibile addirittura la ricostruzione della mammella già durante la mastectomia, evitando alla paziente lo stress di un nuovo intervento e garantendo un miglior recupero. La chemioterapia negli anni 60-70 era agli albori: non si conosceva alcuna terapia in grado di contrastare i tumori maligni in fase avanzata. Le neoplasie che non erano sufficientemente localizzate da poter venire resecate o irradiate avevano un'evoluzione fatale in breve tempo. Oggi il quadro è profondamente cambiato. Alcuni tumori maligni sono definitivamente guaribili con la chemioterapia (da sola o come trattamento impiegato in associazione con la chirurgia e la radioterapia); mentre in molti altri è possibile ottenere un efficace effetto palliativo seguito da un prolungamento della sopravvivenza globale dei pazienti. Attualmente a disposizione dell'oncologo medico ci sono oltre 40 farmaci che possono essere impiegati da soli o in associazione. Il meccanismo d'azione dei chemioterapici consiste nell'impedire la divisione e la riproduzione delle cellule tumorali, la cui attività viene progressivamente inibita fino all'apoptosi, cioè al suicidio della cellula. L'impiego clinico dell'ormonoterapia riguarda principalmente il trattamento di neoplasie epiteliali derivate da organi la cui crescita e funzione è già fisiologicamente sotto il controllo ormonale, quali la mammella, la prostata e l'endometrio, tumori che rappresentano per incidenza circa il 20-25% di tutte le neoplasie dell'adulto. L'aumento dei farmaci target therapy non metterà in pensione a breve la chemioterapia, ma consentirà un'integrazione tra le due procedure. Il vantaggio principale delle targeted therapy è l'azione selettiva che le rende potenzialmente più efficaci e meno tossiche.
Verona è una delle capitali italiane della ricerca medica ed in particolare di quella oncologica. Con quasi 150 progetti in sviluppo clinico, GSK ha una delle pipeline più ampie per quantità e innovazione dell'intero settore farmaceutico. Attualmente sono 21 le molecole in sviluppo clinico, che interessano diverse neoplasie come il tumore della mammella, della testa e collo, il carcinoma renale, del polmone, dell'ovaio e della cervice uterina. Attualmente GSK è lunica azienda ad avere 4 molecole in Fase III, che diventano 6 se si include un vaccino contro il cancro del polmone ed uno per la prevenzione dell'infezione da papilloma virus umano. Questi sei prodotti dovrebbero essere tutti registrati nei prossimi 5-6 anni e presentano caratteristiche estremamente stimolanti. Lapatinib, principio attivo attualmente in fase preregistrativa per il trattamento del tumore mammario metastatico, ha dimostrato nelle sperimentazioni cliniche di agire anche quando altri «target agent» falliscono. L'attesa per la sua commercializzazione è quindi grande e giustificata, proprio alla luce delle pochissime opzioni terapeutiche a disposizione contro questa neoplasia.
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