Paola Fucilieri
Milano, con Roma, è in testa alla classifica delle città dove, su disposizione del ministro dellInterno Giuseppe Pisanu, a partire da settembre verranno simulati attentati terroristici - con relative esercitazioni delle forze dellordine e dellesercito e, naturalmente, il necessario e fondamentale coinvolgimento della popolazione - per testare il grado di mantenimento dellordine pubblico, la sinergia tra le istituzioni coinvolte ed, eventualmente, apportare miglioramenti ai piani di sicurezza. Per essere pronti a ogni evenienza, mentre la guardia è sempre alta.
E i milanesi? Sono pronti a queste «chiamate» - preparate da un avviso ma anche repentine - alle esercitazioni in piazze, stazioni, metropolitane? Sono pronti ad accettare questo «alto» allarme terroristico, come il Comitato straordinario per lordine e la sicurezza lo ha definito nella riunione straordinaria convocata al Viminale il giorno di Ferragosto?
Be, a proposito di Ferragosto, abbiamo trascorso lintera giornata sulle «volanti» della polizia e sulle «gazzelle» dei carabinieri. Siamo stati in metropolitana, nei parchi, in stazione Centrale, nelle vie e nelle piazze milanesi, guidati dagli uomini e dalle donne che hanno avuto il compito di controllare e testare la sicurezza di Milano, dei suoi abitanti e dei suoi turisti durante il primo 15 agosto veramente «blindato» della storia più recente.
Una giornata di ordinaria normalità, questo Ferragosto milanese. «Pochi allarmi, quasi tutti nulli; qualche lite, ma quando arriviamo è già finita - ci spiega con calma e rassegnato alla nostra presenza, Marco Napoli, 35 anni, napoletano, funzionario responsabile dellufficio di coordinamento della centrale operativa dellUfficio prevenzione generale della questura per il turno 7-13 e da 14 anni nella polizia di Stato. Uno che ha fatto il «falco» (le pattuglie in borghese che, in moto, scorrazzano nei pericolosi vicoli del capoluogo napoletano, ndr) ai tempi in cui il questore era il mitico Arnaldo La Barbera. E che adesso - nonostante solo la divisa lo salvi dallessere scambiato per un islamico, con quei tratti somatici, il colorito scuro fresco di ferie e la barbetta abbozzata - ci guida in città, tra i poliziotti impegnati «sul campo».
Ieri a Milano la polizia ha messo in campo 500 unità in strada più del solito nel giro delle 24 ore; i carabinieri altre 350. «Ma tanti interventi, in giorni come questi, iniziano e si esauriscono al 113 - puntualizza Napoli -. La gente spesso vuole solo essere rassicurata: ci chiama per parlare, per sapere se può fare o andare senza problemi, se i mezzi pubblici sono sicuri o per segnalare gente strana».
Si parte. In metropolitana, a San Babila, soprattutto oltre i tornelli dingresso, i servizi sono rafforzati. Si capisce: lallarme terrorismo cè, eccome. E Milano è la prima ad essere nel mirino. Cè chi assicura molto più di Roma. «Controlliamo le borse con il metal detector - ci spiega lispettore Monica Nardini, romana, in polizia da 7 anni, mostrandoci un aggeggio che sembra una paletta per il traffico di quelle usate dai vigili ma con un buco in mezzo e che, in presenza di metalli, fa un esilarante ue-ue -. Il massimo che abbiamo trovato? Qualche rossetto, giochi per bambini». Ma come? E il film? E il terrorista con la bomba nello zainetto? «Fermiamo le persone un po particolari. Ma non è successo niente, nemmeno degno di nota». La domanda più curiosa lha fatta un tizio che cercava la toilette, vicino al Duomo. «E qualcuno che vuole andare al Museo della scienza e della tecnologia per il Toti. Ma notiamo che è la nostra presenza a rassicurare la gente, quando vedono la divisa si avvicinano con fiducia. Lo so, nel concreto, in caso di attentati, la presenza non serve. Per il resto, però, fa tanto».
In Duomo sono in tanti. Turisti e gente comune. «Duemilacinquecento per la messa del cardinale Tettamanzi e la celebrazione dellAssunta» fa sapere lispettore Girolamo Siragusa, palermitano, da 28 anni in polizia, notti e notti spese come investigatore alla squadra mobile e ora responsabile della sicurezza della cattedrale milanese. Una faccia che di sicurezza te ne ispira tanta.
«S.c.», ovvero senza complicazioni è il motto di chi opera tra le «Volpi» (le pattuglie in auto) i «Gatti» (quelle in moto) e gli «Sparvieri» (a cavallo) dellArma. Che significa una grande fregatura, alla fine: il turno di ore a cui sono destinati si rispetta solo se non succede nulla che richiede ulteriore lavoro. Dalle 17 alle 19 siamo con loro. Sulla Volpe 50 un carabiniere di 28 anni alla guida, un maresciallo 34enne il capoequipaggio e il capitano Francesco Contiero, quarantenne, da 19 anni nei carabinieri e comandante della sezione «catturandi» del nucleo operativo del comando provinciale di Milano. Un tipo calmissimo, chissà con quali balordi ha avuto a che fare. Altro che Ferragosto blindato, allarme terrorismo. «Non cè bisogno di allarmismi, la città blindata non si deve vedere, mai - ci dice subito -. Fermiamo persone, facciamo accertamenti. Ma questa è una giornata tranquilla, piena di sole e aria fresca. Ci fanno comodo le segnalazioni dei cittadini, anche quando ne arrivano tante: è come avere telecamere in più. Limportante è non sfociare mai nella psicosi collettiva».
Con la Volpe andiamo al parco Forlanini, al Sempione (dove due carabinieri a cavallo si fanno fotografare con i bambini e sorridono agli anziani) in metropolitana, a Cadorna. Il capopattuglia controlla due marocchini. Ma anche loro hanno i permessi di soggiorno e sono in regola. Più tranquilli di così! «Su 3.433 chiamate giunte oggi al 112, gli interventi sono stati 42 e i 5 allarmi in appartamenti su cui siamo intervenuti erano tutti nulli» sorride Contiero la mattina dopo, cioè ieri. Le chiamate in questura, invece, sono state 1.
Certo: i terroristi non si possono fermare. Ma la sensazione è che Milano adesso è serena. E si prepara ad affrontare il peggio senza stravolgere la propria vita quotidiana.
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