Terrorismo, trote anti veleni negli acquedotti

Gli esperti: «Non bisogna farsi prendere dalla paura, non siamo nel mirino»

Per proteggere la rete idrica meneghina sono stati «arruolati» anche pesci antiterrorismo. No, non è una boutade ma un singolare metodo di monitoraggio biologico per individuare l’eventuale avvelenamento dei cinquecentocinquanta pozzi spalmati su Milano. Trote iridee salva-vita in apposite vasche videosorvegliate ventiquattrore su ventiquattro e in certi punti strategici della rete che garantiscono «la non immissione di sostanze nocive e tossiche».
Quali punti strategici? «Top secret» perché la parola d’ordine è sempre una sola: massima allerta. Che, avvertono dalla Prefettura ambrosiana, è costante di oggi come di ieri, «la soglia di attenzione è alta, come per il resto dell’anno ma non è stata presa alcuna misura da allarme rosso». La sorveglianza degli aeroporti e dei cosiddetti obiettivi sensibili - «con particolare riguardo a strutture riferibili al Regno Unito» - è stata comunque rafforzata dopo lo sventato attentato da Londra. Vigilanza intensificata, con tanto di aumento dei controlli sui passeggeri in partenza e in transito negli scali di Linate e Malpensa.
Scali andati in tilt dopo l’allarme londinese, per voli su Londra annullati o comunque ritardati. Ma, attenzione, i responsabili della prevenzione e dei controlli invitano a «non avere paura» perché «non corriamo particolari rischi». Rassicurazione ai milanesi con una garanzia siglata dall’assessore alle Politiche sociali del Comune, Mariolina Moioli, certa che «sul fronte sicurezza è importante la collaborazione tra le Istituzioni»: «Alla sicurezza sono preposti Prefettura, questura e carabinieri, anche se il Comune fa la sua parte grazie al rilancio del dialogo tra le Istituzioni che il sindaco Letizia Moratti ha voluto dare». Uscita che si declina dunque nei fatti e non nelle parole: protezione senza militarizzazione della città, come accaduto in passato. Sorvegliati speciali e con una presenza discreta dei poliziotti in borghese e pattugliamenti sono quelli che, le forze dell’ordine, definiscono «obiettivi fissi» ovvero il consolato inglese, la sede della British Airways, della banca Hsbc e di tutte quelle strutture pubbliche e private «riferibili» al Regno Unito.
«Abbiamo rispolverato il piano già adottato dopo il devastante attentato alla stazione Atocha di Madrid» confidano dalla questura, dove non si danno i numeri degli agenti impegnati (sono quasi dodicimila tra poliziotti, carabinieri e ghisa in servizio a Milano) e degli «obiettivi» vigilati, «ve li potete immaginare».
Già, si va dal Duomo a Sant’Ambrogio passando per altri «siti da proteggere»: consolati, uffici e compagnie aeree oltreché alle abitazioni dei magistrati impegnati sul fronte del terrorismo internazionale.

Supplemento di lavoro per le forze dell’ordine che sorvegliano pure gli acquedotti e la rete metropolitana milanese che, a breve, sarà dotata dal Comune di qualcosa come milleduecento telecamere di ultima generazione in grado di registrare sette giorni su sette e ventiquattrore su ventiquattro. Grande attenzione per allontanare da Milano l’incubo di un attentato.

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