Terrorismo

"5mila euro per uccidere chiunque": le confessioni degli arrestati

Dai primi interrogatori gli uomini fermati a Bryansk concorderebbero nelle loro versioni: arruolamento su Telegram, ingaggio da cinquemila euro. Resta oscura la figura del reclutatore: il "predicatore Abdullah"

"5mila euro per uccidere chiunque": le confessioni degli arrestati

Ascolta ora: ""5mila euro per uccidere chiunque": le confessioni degli arrestati "

"5mila euro per uccidere chiunque": le confessioni degli arrestati

00:00 / 00:00
100 %

A due giorni dall'attacco alla Crocus City Hall di Mosca, se la pista Isis-K divide ancora la comunità degli analisti, Mosca continua a puntare il dito contro Kiev. Nel frattempo, la pubblicazione di numerosi video da parte delle autorità russe e una miriade di profili legati al mondo russo continuano a restituire prevalentemente le immagini di quattro giovani uomini ritenuti responsabili del massacro di venerdì sera.

Chi è il primo attentatore

Il primo corrisponderebbe a Shamsidin Fariduni, il giovane che legato a pancia in giù che risponde tremando all'interrogatorio nel mezzo della foresta (dovrebbe trattarsi dei dintroni di Bryansk): il ragazzo, piuttosto svestito, viene tenuto per i capelli mentre viene ripreso con uno smartphone mentre, tremante, confessa di essere stato assoldato da un predicatore su Telegram per uccidere "più gente possibile". Un punto sul quale le versioni degli altri arrestati sembrano coincidere quasi alla perfezione, soprattutto con quella del secondo, di cui non si conosce ancora il nome ma che dovrebbe provenire anch'egli dal Tajikistan secondo le autorità russe.

Uno degli attentatori di Mosca

Nella notte un video apparentemente girato dagli assalitori della sala da concerto vicino a Mosca è stato diffuso sugli account dei social network solitamente utilizzati dal gruppo jihadista dello Stato Islamico. Lo riferisce il gruppo Site, specializzato in ricerche antiterrorismo. Il video, della durata di un minuto e 31 secondi, mostra diversi individui dai volti sfocati, armati di fucili d'assalto e coltelli, in quella che sembra essere la sala dellla Crocus City Hall a Krasnogorsk, a nord-ovest della capitale russa. Gli assalitori hanno sparato diverse raffiche di mitra, molti corpi inerti sono stati sparpagliati e sullo sfondo si vede un incendio. Il video è apparso su un account Telegram che Site ritiene appartenere ad Amaq, il braccio di comunicazione dell'Isis.

Il mistero del predicatore Abdullah

Parte delle confessioni e dei video sono stati diffusi ieri da Margarita Simonyan, direttrice nonchè virago di Russia Today. La giornalista, da ore, pubblica e ripubblica dai suoi profili stralci degli interrogatori attraverso post dai toni messianici, in cui tuona a iosa con citazioni sulla "giustizia terrena" e simili. "Piccoli assaggi" che reindirizzano al "Facebook russo" Vkontake dove sono pubblicate le versioni più lunghe degli interrogatori. In uno di questi filmati, il sospettato riconosce, da una foto che gli viene mostrata, il predicatore che lo avrebbe assoldato: si chiamerebbe Abdullah e lo avrebbe conosciuto su Telegram circa tre settimane fa, per poi incontrarlo di persona al momento dell'acquisto di un veicolo utile a poter lavorare presso la famiglia allargata dello stesso Abdullah, in quel di Mosca.

Il caso di Mukhamadsobir Fayzov

Il canale Telegram Baza (un milione e mezzo di iscritti), invece, tra ieri e oggi restituisce numerose "veline" delle autorità russe. Apprendiamo che sarebbero stati ritrovati alla Crocus City Hall perfino lo smartphone di uno degli attentatori e una "maniglia dipinta col tricolore con scritto 'per la libertà della Russia'". A questo si aggiunge la notizia secondo cui gli ufficiali dell'Fsb sarebbero stati incaricati di catturare vivi tutti gli attentatori per non perdere traccia del filo che ha messo insieme almeno quattro degli arrestati e il percorso che ha portato fino a Mosca. Quanto agli altri nomi non si trova ancora conferma del singolare caso di Ivanovo, ove i residenti minacciano di dare alle fiamme il negozio di un barbiere dove avrebbe lavorato uno dei presunti terroristi.

Secondo i dati preliminari, uno dei detenuti, il 19enne Mukhamadsobir Fayzov, lavorava in un barbiere a Teykovo. A giudicare dai social network di Mukhamadsobir, avrebbe trovato lavoro lì nel novembre 2023. Avendo saputo dove lavorava uno dei presunti terroristi, gli abitanti di Ivanovo hanno deciso di effettuare il linciaggio e hanno attaccato la pagina del salone. Quest'uomo è il giovane ritratto in terra con un occhio chiuso e l'altro tumefatto dalle percosse. Il diciannovenne sarebbe stato prelevato per essere interrogato direttamente dal reparto di terapia intensiva. Sempre secondo Il canale Telegram Baza, Fayzov è stato condotto in piena notte all'ospedale regionale di Bryansk. Inizialmente è stato assegnato al reparto di pneumologia, ma da lì è stato trasferito in terapia intensiva. Sottoposto a un intervento chirurgico, sarebbe poi stato portato via dall'ospedale dagli agenti di sicurezza.

Gli altri due catturati

Altri canali russi restituiscono le immagini di un certo Rajab Alizadeh, il giovane trasportato a braccia dalle forze di polizia russe nella medesima location degli altri, con il volto insanguinato e un orecchio pazialmente tagliato: in rete circolano ulteriori video in cui al trentenne viene infilato in bocca il pezzo amputato. Costui spiega agli uomini che lo filmano di aver lanciato dall'auto in corsa i fucili d'assalto impiegati nell'attentato (la Logan a bordo della quale sono stati fermati), seguito dagli altri mentre, secondo quanto diffuso dalle autorità russe, stavano viaggiando diretti verso il confine con l'Ucraina.

A conti fatti, dunque, gli uomini ritratti vivi dovrebbero essere quattro: il giovane tremante, l'uomo con la barba interrogato di notte e Alizadeh, il giovane dall'orecchio tagliato: il quarto sarebbe l'uomo ritratto da seduto e che non parla russo. Del "quarto uomo" si parla come di un attentatore ucciso: in realtà potrebbe trattarsi di un quinto attentatore, di cui sarebbero diffuse foto del cadavere.

Informazioni che devono ancora essere verificate, tra il caos della rete e la bolgia delle "verità russe".

Commenti