Terrorismo

"Le reti dello Stato islamico fino in Europa: ecco cosa rischiamo"

Riccardo Valle, analista di terrorismo islamico, spiega al Giornale cosa c'è dietro l'ascesa dell'Iskp, come funziona la sua propaganda e perché ha messo l'Europa nel mirino

La copertina dell'ultimo numero di Voice of Khorasan, la rivista dello Stato islamico del Khorasan che minaccia anche l'Europa
La copertina dell'ultimo numero di Voice of Khorasan, la rivista dello Stato islamico del Khorasan che minaccia anche l'Europa

L'attentato a Mosca del 22 marzo, l'arresto di un tagiko a Roma e la pubblicazione che mette nel mirino le partite della Champions League sono gli inquestanti segnali di un ritorno del terrorismo islamico. Al centro di questa nuova stagione c'è ancora lo Stato islamico, o meglio c'è una delle sue provinice, quella del Khorasan, la più globale e pericolosa. Come spiega al giornale Riccardo Valle direttore delle ricerche dell'osservatorio The Khorasan Diary.

Come si muove e qual è lo stato di salute dello Stato islamico del Khorasan?

"Possiamo attribuire all’Iskp due anime. Una più locale che viene fomentata da dinamiche locali alla regione tra Afghanistan, Pakistan e Centro Asia e una più internazionale che si collega in maniera più ampia all’ideologia dello Stato islamico e alle sue ambizioni globali e che si vede in quella scia di attacchi in occidente e all’estero. Oggi l’Iskp conduce attacchi in Afghanistan e Pakistan in numero molto inferiore dal 2021, cioè da quando i talebani sono tornati al potere. Mentre negli anni precedenti l’Iskp rivendicava almeno un attacco al giorno. Quindi da una parte i talebani hanno effettivamente condotto delle buone operazioni di antiterrorismo nei confronti dell’Iskp e questo per il semplice fatto che i talebani sono mutati da gruppo di insurrezione a vero e proprio Stato. D'altra parte si vede come l’Iskp abbia cambiato le proprie tattiche e sia passato a colpire bersagli ambiziosi come ufficilali talebani e personale straniero in Afghanistan."

Quali sono invece le caratteristiche della sua proiezione globale?

"Parlando della seconda anima dell’Iskp, quella più globale, vediamo che segue una simile dinamica. In Iran è assodato che l’Iskp abbia avuto un coinvolgimento nell’organizzazione e nell’esecuzione dell’attacco del 3 gennaio. E come in Russia, anche in Iran, l’attacco non è stato attribuito all’Iskp, ma a una cellula dello Stato islamico in Iran. Però poi indagando le autorità di Iran e turchia hanno rivelato che esiste un network tra Afghanistan-Pakistan-Centro Asia-Iran-Turchia che fa riferimento allo Stato islamico del Khorasan. L’Iskp oggi sia a livello mediatico della propaganda che di pianificazione di attacchi rappresenta l’anima più internazionale dello Stato islamico. E questo anche grazie al fatto che l’Iskp produce molta propaganda rispetto ad altre province. Lo Stato islamico del Khorasan porta avanti una strategia per incentivare attacchi in Stati che sono al di fuori della sua collocazione geografica e che includono Russia, Europa, Usa e Canada."

Come funziona la rete globale dell’Iskp?

"Dipende molto da caso a caso e dalla prossimità geografica. Più distanti siamo dal centro geografico dello Stato islamico del Khorasan più poi le connessioni possono essere deboli e quindi una cellula in Europa può avere collegamenti più deboli rispetto a quella che può avere in Turchia e in Iran. Ma il punto più importante è che la provincia del Khorasan è riuscita a creare questa questa rete, che percorsa a ritroso porta in Afganistan e Pakistan."

Quali sono gli attori di questa rete?

"Lungo questa rete si muovono abbastanza facilmente cittadini provenienti dal centro Asia, dall’Iran e dalla Turchia arrivando fino all’Europa. Questo ci dice anche quanto lo Stato islamico del Khorasan sia riuscito a raggiungere l’Asia centrale con la sua propaganda usando le lingue locali, con produzioni mirate in lingua tagica, in uzbeko, in farsi e dari. Con questa propaganda si agganciano a quelle comunità che hanno già simpatie per l'ideologia dello Stato islamico."

Qual è il grado di pericolosità dal nostro punto di vista di italiani barra europei

"Il grado di rischio è molto alto. Se guardiamo agli ultimi mesi del 2023 e i primi del 2024, vediamo che sono state smantellati network locali o cellule che erano più o meno collegate allo Stato islamico e allo Stato islamico del Khorasan. Molte di queste sono state fermate in Europa, nel Regno Unito, in Germania, in Austria e Olanda, erano composte da cittadini prevalentemente Centro asiatici, del Tajiskisan, Kirghizistan, Uzbakistan e avevano dei collegamenti più o meno forti come lo Stato islamico del Khorasan."

A che punto è la sicurezza in Europa

"Il fatto che finora non sia capitato nulla di paragonabile quello che è successo in Russia, è perché i servizi di intelligence europei sono molto più integrati. Questo, però, non elimina la minaccia. Un attacco come quello di Mosca da un lato crea il pericolo di emulazione, dall’altro può portare a qualcosa di più strutturato, l’attivazione di cellule in contatto con il network internazionale dell’Iskp, ad esempio. Il fatto che questa minaccia sia reale dipende anche da come si muove la propaganda che recentemente ha rilasciato un nuovo magazine che mette sotto tiro proprio l’Europa."

Ci spieghi meglio

"C’è una parte dedicata alla Russia per celebrare l’attacco, poi una parte dedicata alla Turchia con un pezzo firmato da un autore che si firma Al Turki, il turco e poi una parte corposa volta a cercare di influenzare i musulmani in Europa per spingerli a compiere attacchi sul suolo europeo facendo anche riferimento agli eventi che ci saranno come Europei e Olimpiadi. Un momento, in sostanza, propizio per condurre attacchi."

È cambiato qualcosa rispetto agli anni del Califfato?

"Tutti questi elementi non sono nuovi. Le istituzioni mediatiche informali di supporto allo Stato islamico, come gli autori di pubblicazioni, ci sono sempre state. L’aspetto, però, più significativo è che in questo momento lo Stato islamico del Khorasan è l'unica provincia che in maniera strutturata porta avanti questa campagna e non solo con supporter marginali, ma c’è un’intera formazione dello Stato islamico che ha deciso di puntare su questa propaganda internazionale."

L’Isis sta seguendo lo stesso destino di Al Qaeda, divisa in mille formazioni locali?

"C'è ancora la struttura centrale dello Stato islamico. Ha conosciuto diverse crisi interne dovute anche alle campagne di decapitazione della leadership e ha subito diversi contraccolpi, però riesce ancora ad avere un minimo controllo sulle province. Anzi negli ultimi due mesi sono verificati moltissimi attacchi in Siria che rimane il cuore del Califfato. Però il paragone con Al Qaeda, non è sbagliato. Quando si fa riferimento ad alcune branche di Al Qaeda in particolar modo quella della penisola araba che ha condotto l’attacco contro Charlie Hebdo e che oggi è la branca più internazionale di Al Qaeda. Poi ovviamente parliamo di organizzazioni completamente diverse a livello organizzativo a livello di fine ultimo.

Perché una è un’organizzazione mentre l’altro si percepisce come uno Stato."

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