Il terrorista arrestato: in viale Jenner si predicava la jihad

É uno dei due estremisti consegnati dagli Usa all’Italia dopo lunghi anni trascorsi nel carcere speciale di Guantanamo. Oggi Moez Fezzani, libico-tunisino, è detenuto in Italia con l’accusa di terrorismo. Al pm Elio Ramondini ha raccontato la sua storia di muhaeddin, di combattente: spiegando che proprio a Milano, nella moschea di viale Jenner, si consumò la sua trasformazione da pacifico musulmano a guerrigliero. Fezzani era vicino ad un gruppo chiamato Daaoua Tabligh, «che definire un poco come i testimoni di Geova»: «In quel periodo in viale Jenner non si parlava bene del gruppo Daaoua Tabligh di cui facevo parte in quanto lo si accusava di volere diffondere l’Islam senza seguire alla lettera il Corano ed applicare i suoi precetti tra i quali certamente la Jihad», ovvero la guerra santa.

Fezzani racconta di essersi convinto a diventare mujaheddin ascoltano i sermoni di Anwar Shaban, allora imam della moschea milanese e di avere ricevuto da lui le indicazioni per recarsi in Bosnia nei campi di addestramento.

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