Non sarà certo il punto trovato a Napoli a cambiare il sapore di una stagione comunque insipida. Enumerando fatti, e non opinioni, troviamo che: 1) ieri il campionato è finito per la nona o decima volta; 2) dalla coppa Italia, manifestazione minore che qualcuno prova ribrezzo soltanto a nominare, si è usciti tra fischi e sbadigli; 3) dalla coppa Uefa, manifestazione che a qualcuno interessava soltanto perché la finale è in programma nel Principato di Monaco, patria della mondanità e della grandeur, si è usciti tra fischi, sbadigli, pernacchie e parolacce. Inoltre, dallaria che tira (e qui passo alle opinioni) non pare che la società frema dalla voglia di rifondare, semmai di ritoccare, come si fa da quasi un decennio.
Ma siccome al peggio non cè mai fine, il terzo posto, frutto anche delle svagatezze romaniste e delle pochezze fiorentine, potrebbe essere unarma a doppio taglio. Certo, torni in Champions e spunti qualche milioncino dalla Banca centrale del Pallone. Ma, un minuto dopo, qualcuno (sì proprio loro, i qualcuno di prima) dirà: «Visto? Nonostante gli infortuni e questo e quellaltro, alla squadra bastano alcuni aggiustamenti...». La crisi economica è una cosa, la crisi di idee unaltra.
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