Tesoro archeologico nascosto in cantina

Pensavano a un traffico di stupefacenti in quella casa nel centro storico di Ardea, ma quando vi hanno fatto irruzione i carabinieri della compagnia di Anzio e della locale stazione vi hanno trovato un tesoro archeologico di valore inestimabile, nascosto in una miriade di casse situate nella cantina. Il proprietario dell’abitazione, un pensionato di 60 anni, incensurato, è stato denunciato in stato di libertà per ricettazione.
«Si tratta di circa 500 pezzi, soprattutto frammenti, che abbiamo repertato e catalogato - ha detto l’archeologo Francesco Di Mario, responsabile di zona della Sovrintendenza archeologica del Lazio - e fra questi ci sono pezzi di valore inestimabile come un’urna cineraria del terzo secolo Avanti Cristo e una statua in marmo di un’Artemide persiana, probabilmente proveniente da un tempio. Così come la riproduzione di un utero in terracotta, ex voto tipico dei tempi arcaici dell’area latina». Il maggiore Emanuele Gaeta, comandante della compagnia di Anzio, ha spiegato le varie fasi dell’inchiesta: «I nostri uomini avevano notato un continuo andirivieni in quella casa del centro storico, sospettando un traffico illecito di stupefacenti. Ma nell’irruzione si è scoperto questo tesoro archeologico. Probabilmente le persone che si recavano nella casa erano sia tombaroli sia acquirenti. Sono in corso indagini per approfondire la provenienza del materiale che, come è stato confermato, ha un valore inestimabile».

Secondo la Sovrintendenza, comunque, gran parte dei reperti provengono da scavi illegali in luoghi dell’antichità del Lazio, che contava centri importanti nel territorio di Ardea e Pomezia. Gran parte del materiale deriverebbe dall’area di un santuario o da un deposito votivo.

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