Il tessile italiano di alta qualità a Cernobbio

Si è chiuso venerdì l'appuntamento nello Spazio Villa Erba a Cernobbio dedicato ai produttori di tessuti per arredamento e di tendaggi: «Proposte» si è riaffermata come una grande fiera, cosa che si era ben letto fin alla sua prima edizione. La sua formula organizzativa, fondata sulla selettività e sul made in Italy, si è ancora una volta rivelata vincente, ed oggi la manifestazione comasca è davvero diventata un punto di riferimento ineludibile per tutti gli operatori del settore.
Il presidente Giorgio Giardini ci tiene a sottolineare lo sviluppo crescente dell'avvenimento e la sua grande qualità. Gli espositori presenti, sia i 65 italiani che i 50 stranieri, legati tra loro dall'esclusività dei prodotti, dalla ricerca, dallo studio e dall'applicazione delle più recenti tecniche di mercato, con un'anteprima mondiale di quanto offre il settore. proprio poco tempo fa Giorgio Giardini e Filippo Mambretti, vicepresidente di «Proposte» hanno tenuto una lezione sull'attività di produttori di tessili d'arredo agli studenti del corso di laurea in Design della Moda al Politecnico di Milano. I due ospiti hanno sottolineato l'importanza che la ricerca e l'innovazione del prodotto hanno all'interno delle aziende, per contrastare la concorrenza dei Paesi extra-europei e allo stesso tempo per essere elementi di base per la trasformazione in luoghi poliedrici di forte connotazione produttiva, ponendo così l'attenzione alle tendenze e alle richieste provenienti dal mercato stesso.

Il riferimento alla concorrenza cinese non poteva non serpeggiare nemmeno in occasione di "Proposte" e Giardini ha richiamato il suo pensiero già espresso in altri convegni: «Vogliamo più dialogo con chi tutela i consumatori e, come primo passo, un controllo ferreo sulle origini dei prodotti dai Paesi soggetti ad accordi preferenziali come sul resto del “made in” per le merci nazionali ed europee e quindi una campagna europea chiara sul significato della mancata indicazione di provenienza dei prodotti e gravi sanzioni per le dichiarazioni non veritiere, perché i consumatori italiani e di ogni altra nazione vogliono e devono sapere, se comprano davvero il “made in Italy” e a quale prezzo». Discorsi molto molto seri.

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