Test sugli embrioni, la condanna dei vescovi

da Milano

Il sì alla diagnosi preimpianto da parte di un giudice del tribunale di Cagliari riaccende le polemiche sulla legge 40 e riapre il dibattito etico e politico. Levata di scudi da parte dei cattolici ai quali non piace il fatto di aver aggirato uno dei paletti del provvedimento che fortemente voluto. Il timore è quello di raggiungere una «deriva eugenetica». E proprio ieri è arrivata anche la posizione rigida della Conferenza Episcopale Italiana con le parole del segretario, monsignor Giuseppe Betori «è una sentenza in netto contrasto con quanto ha disposto la Corte Costituzionale sullo stesso argomento». «Trovo molto strano - ha osservato Betori durante la conferenza sul consiglio permanente dei vescovi - che un giudice possa emettere una sentenza che contrasta con le leggi e con i pronunciamenti della Corte Costituzionale».
Sulla stesso piano si esprimono alcuni esponenti di Forza Italia per la senatrice Maria Burani Procaccini: «È gravissimo che un Tribunale, come quello di Cagliari, bypassi una legge dello Stato ed una pronuncia della Corte Costituzionale decidendo di disapplicare la legge 40: il ministro Mastella dovrebbe inviare subito un’ispezione». Mentre Gaetano Quagliariello teme che con la diagnosi preimpianto l’eugenetica «si diffonda addirittura come pratica autorizzata». Il senatore Gianfranco Rotondi parla di «contraddizione della Legge: «Non sono un giurista‚ un teologo, ma tutelare l’embrione col divieto di diagnosi preimpianto e permettere poi l aborto anche a me è parsa una contraddizione della legge 40». Isabella Bertolini ricorda che «Le leggi, in una democrazia parlamentare, si cambiano nelle aule del parlamento e non nelle aule di giustizia» e per Domenico di Virgilio «è agghiacciante che si possa decidere che solo un embrione sano ha il diritto di vivere».
Il senatore Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, è convinto che «Non è la legge 40 a dover essere riformata bensì la sentenza del Tribunale di Cagliari». Una voce fuori dal coro azzurro è quella di Chiara Moroni che lancia un appello: «La politica non può essere miope e deve modificare una legge che ogni giorno dimostra di essere inapplicabile e che è stata fatta partendo da un forte pregiudizio ideologico contro le donne». Contrattacca l’ala laica tirata in campo dalle affermazioni del capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè che sostiene: «Siamo di fronte a una sentenza palesemente influenzata dall’ideologia radicale e sinistroide, in aperta violazione della legge 40 e della Costituzione».
«Per fortuna, un elemento di buon senso». È il commento di Emma Bonino, ministro per il Commercio Internazionale. Mentre i radicali Marco Cappato e Rocco Berardo chiedono subito la calendarizzazione delle proposte di riforma della Legge 40 e puntano l’indice sulle dichiarazioni di monsignor Betori. «Se il Vaticano pretende di impedire una diagnosi preimpianto dell’embrione va da sé che costringe la donna ad una diagnosi prenatale sul feto e di conseguenza l’ultima scelta possibile, l’aborto terapeutico». Lanfranco Turci, vicecapogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera accusa: «le leggi le fa la Cei e non il Parlamento». Di «ennesima incursione della Cei» parla Roberto Villetti, vicesegretario dello Sdi e capogruppo della Rosa nel pugno.


Infine per la Consulta di bioetica la sentenza del tribunale di Cagliari «ha mostrato coraggio rispondendo alle esigenze della gente» ed «è un atto di civiltà conforme alla Costituzione italiana e nel rispetto dell’ordinamento». Gloria Buffo della sinistra democratica giudica fuori luogo l’intervento della Cei: «Per fortuna in Italia i giudici non rispondono ancora ai vescovi, ma solo al diritto».

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