Tettamanzi agli amministratori: «Date le case a chi ha bisogno»

Non usa le parole Pgt e speculazione, ma casa e urbanistica sono un punto forte del discorso del cardinal Tettamanzi agli amministratori locali. L’arcivescovo spazia su temi generali, critica i costi della politica e la sua scarsa moralità: «Sentiamo vivo il bisogno di una maggiore autorevolezza delle istituzioni. Mai come ora la politica rischia di degradarsi sino a diventare un apparato costoso, preoccupato principalmente di rappresentare e tenere in vita se stesso».
Poi si concentra su temi concreti, invita a non lasciare case vuote, a non progettare lo sviluppo urbanistico solo per «i più abbienti» o per gli elettori della «maggioranza che governa», ma a occuparsi di tutti, inclusi «i nuovi cittadini, spesso provenienti da Paesi stranieri, molti dei quali poveri». L’occasione è l’appuntamento annuale con i politici della diocesi, riuniti ieri a Lecco per la prima tappa del fitto carnet, che prevede incontri a Varese, Monza e infine a Milano.
Il pensiero vola alle polemiche sulle case ai rom. Il cardinale ha spiegato come la pensa con parole e fatti, inclusa la visita natalizia al campo nomadi di via Triboniano. È entrato più volte in polemica con Palazzo Marino e non solo, perché le difficoltà riguardano tutta la diocesi. Insiste: «Di quante abitazioni non utilizzate, private e a volte anche pubbliche, disponiamo? Perché non riusciamo a renderle fruibili anche a chi ne avrebbe realmente bisogno?».
Chiede «lungimiranza» e spiega il concetto: «Preservare il patrimonio ambientale, il terreno forestale, agricolo e verde senza devastarlo in modo scriteriato per fare spazio a nuovi insediamenti, commerciali o residenziali, non strettamente necessari, magari realizzati solo per diversificare gli investimenti». Invece occorre «progettare lo sviluppo urbanistico del territorio immaginando chi saranno i nuovi cittadini, spesso provenienti da Pesi stranieri, molti dei quali poveri».
Parole che suonano come una critica agli attuali amministratori: «Considerare tutte le categorie sociali che un territorio ospita, non solo i più abbienti o chi è meglio rappresentato dalla maggioranza che governa. I poveri non hanno rappresentanza tra chi amministra il territorio». La sfida praticamente impossibile proposta ai politici è l’impopolarità: «L’amministratore lungimirante è colui che sa compiere scelte in funzione anche delle esigenze della comunità del domani e non solo del tornaconto presente di immagine, di convenienza, di consenso elettorale».
Il discorso cade nel giorno dell’annuncio della beatificazione di Giuseppe Toniolo, sociologo ed economista, promotore dell’Università Cattolica. Come ricordano dal Vaticano, Toniolo «padre di sette figli, elaborò una sua teoria sociologica, che afferma il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano sulle dure leggi dell’economia». Vissuto tra il 1845 e il 1918, propose grandi innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi. Gioisce Tettamanzi: «Milano non può che esultare.

Fu proprio Giuseppe Toniolo a convincere padre Gemelli a sviluppare la grande impresa di fondare, attraverso l’istituto a lui intitolato, l’ateneo dei cattolici italiani». Presidente dell’Istituto Toniolo è il cardinal Tettamanzi.

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