Tettamanzi: «Aiutiamo i clandestini ma siano irreprensibili»

Gli extracomunitari? «Pretendiamo per loro leggi giuste, riconosciamo i diritti di cui sono portatori» e «premiamo il desiderio di diventare italiani in chi ha un comportamento irreprensibile». Ma la città curi con predilezione i suoi figli più deboli. Nel suo nono discorso alla città, l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi rinnova l’appello alle istituzioni pubbliche a farsi carico di tutti: «Compito di chi amministra la città - ha detto nel corso dell’omelia pronunciata nella basilica di Sant’Ambrogio - è di amarla e servirla: integralmente, senza discriminarne una parte», con «predilezione da accordare» per il «figlio debole». Immigrati clandestini, nomadi, carcerati. Categorie «ritenute irrecuperabili».
Ma il cardinale, sul tema della clandestinità, usa anche un accento nuovo.

Coglie l’eco della rabbia che da Brembate alla Puglia arriva di fronte a fatti di cronaca. «Prego per le vittime di queste violenze. Prego perché non si sovrapponga genericamente a tutti gli immigrati la categoria della delinquenza».

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