Politica

Tfr, ancora incerto il futuro della riforma

Settimana decisiva per il confronto tra Maroni, le assicurazioni e i sindacati

da Milano

Sono giorni decisivi per la riforma del Tfr. Le commissioni di Camera e Senato dovrebbero ultimare nei prossimi giorni il riesame del decreto applicativo. L’attesa è tutta per il 7 novembre, quando arriveranno i nuovi pareri richiesti dopo il rinvio del testo da parte del governo. Toccherà poi al governo, il prossimo 11 novembre, deciderne la sorte in Consiglio dei ministri. Gli italiani, intanto, fanno i conti con quella che potrebbe essere una svolta epocale. Secondo un sondaggio condotto dall’Isae, i lavoratori disposti ad affidare la propria liquidazione ai fondi pensione sono il 13,5%, mentre gli indecisi sono il 40%. Ma il futuro della riforma è ancora incerto.
Lo scontro tra le assicurazioni ed il ministro del Welfare non si placa e le norme che riconoscono ai fondi negoziali un ruolo maggiore in caso di silenzio-assenso e quelle che sanciscono la non portabilità del contributo del datore di lavoro nei fondi aperti e nelle polizze, sono ancora al centro del duro braccio di ferro. Mediazioni sono sempre possibili, alcune già profilate dallo stesso Welfare anche se poi rientrate, ma la partita è ormai politica e le affermazioni del ministro Maroni disegnano i contorni di un match ormai imminente. «Io non intendo modificare la riforma né cercare altre soluzioni. Andremo alla conta al Consiglio dei ministri perché ormai la questione è politica», ha detto il ministro nei giorni scorsi. E in caso di fumata nera sarebbe anche possibile per il Carroccio, che lo deciderà nel prossimo Consiglio federale, presentare un emendamento alla Finanziaria per far saltare la riforma delle pensioni i cui meccanismi di innalzamento dell’età pensionabile si attiveranno a partire dal 2008.
Intanto i sindacati che, pur non condividendo del tutto il provvedimento che era stato messo a punto dal ministro, in questa fase appoggiano Maroni, aprono un altro fronte: il protocollo firmato con l’Abi che stabilisce le regole per l'accesso al credito compensativo per quelle aziende in crisi di liquidità dopo lo smobilizzo del Tfr. Un accordo tra banche e Welfare mai reso pubblico che di fatto però segna il «confine» tra aziende che possono accedere al credito e quelle che non possono farlo. A queste ultime sembra assicurata una entrata graduale nella riforma, una moratoria che per Confindustria non può essere inferiore ai tre anni e su cui ora anche i sindacati sembrano aver aperto anche se non entrano nel merito degli anni necessari per andare a regime.

Per Cgil, Cisl, Uil e Ugl «occorre evitare l’introduzione di un’inaccettabile disparità di trattamento tra i lavoratori con il meccanismo della gradualità e che, soprattutto, il conferimento del Tfr ai fondi pensione venga considerato, proprio dagli istituti di credito, come una qualsiasi altra forma di investimento».

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