Un thriller per svelare i nuovi segreti di Roma

Gli intrecci tra alta finanza e racket della prostituzione nel romanzo ambientato tra l’isola di Ponza e le borgate della Città Eterna

Si diventa curiosi già alla prima pagina, quando la bella squillo ungherese viene trovata sgozzata nel suo appartamento. Ci si appassiona subito al ruolo dell’audace «dottore», innamorato di lei, ricambiato, e intenzionato a vendicarsi. E ci si aspetta il peggio, da un momento all’altro, da Janos e Laszlo, i pericolosi protettori ungheresi della vittima.
Bernardo Toraldo, nel suo primo libro, La squillo ungherese (Robin edizioni), mette in scena una storia al cardiopalma, dall’avvincente ritmo, con dentro un po’ d’amore raccontato tramite flashback, e un giallo dal doppio finale. La storia si svolge nella Capitale. Protagonista del racconto dello scrittore romano è il bello e affermato Pietro Bernardi, medico veterinario, quarantenne ancora senza «anima gemella», che in un momento di noia risponde a un annuncio «caldo» scovato su un quotidiano: «Bionda, indomabile, senza limiti alla fantasia». È così che conosce Myriana, la squillo ungherese. I due prima s’innamorano, poi cominciano a progettare il futuro. Ma c’è un ostacolo: non si abbandona così facilmente la «famiglia ungherese», soprattutto quando lei è la donna del capo e gestisce i soldi della banda. Quando Myriana ci prova, paga con la vita. Bernardi apprende la notizia dai giornali. Non riesce a farsene una ragione ma decide subito che l’autore dell’atroce delitto non l’avrebbe passata liscia. Capisce immediatamente che l’unico modo per arrivare alla verità è quello d’intrufolarsi nell’impermeabile e pericoloso mondo dell’immigrazione ungherese. Non è facile, non ne ha i mezzi e non è ancora sicuro di volerlo fare. Ha paura. Ma una strada per compiere qualche passo avanti c’è e si chiama Ercolino, un pittoresco malavitoso di Primavalle, rispettato nel «giro» e con le conoscenze giuste. Il dottore, qualche mese prima, aveva salvato la vita al suo cane. Ora Ercolino era felice di poter ricambiare il favore e così, in pochi giorni, gli fornisce le informazioni necessarie per capire il mondo dell’immigrazione ungherese, provvede alla sua protezione mettendogli alle costole Roccia, un omaccione che sapeva il fatto suo e infine mette su una banda di ragazzini per carpire informazioni, finché uno di loro, scoperto, per poco non ci lascia le penne. Passano i giorni e la rabbia del dottore cresce. I ricordi delle notti trascorse con Myriana sono ancora vivi, i profumi della vacanza in barca nel mare di Ponza li sente ancora. Myriana, nonostante tutto, era la donna della sua vita. L’idea della vendetta si fa sempre più solida e concreta. Ma gli elementi che ha in mano sono ancora troppo pochi, non bastano. C’è bisogno di altro, di qualcuno che avesse conosciuto Myriana. Bernardi ricomincia così a rispondere agli annunci dei giornali. Questa volta la fortuna lo assiste. La squillo che si reca a casa sua si chiama Eva, è ungherese, conosceva Myriana, che le aveva raccontato del «dottore», di quanto fosse innamorata e della possibilità di cambiare vita, ma solo dopo aver fatto un ultimo favore al capo. Eva rimane in contatto con Pietro, continuando a metterlo sul chi va là. Ma dopo il suo racconto, il «dottore» non ha più dubbi. Deve vendicare la sua donna.

Una notte, insieme a Ercolino e Roccia, si reca nei locali notturni di Janos e Laszlo per affrontarli direttamente e avvertirli che non c’era solo la polizia a cercare la verità. Anche a costo di mobilitare gli alti papaveri della finanza per capire dove andava a parare il «gioco sporco».

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