Come ti divoro lo scrittore

Arriva Vampiretta, romanzo splatter-trash che è già un caso editoriale annunciato. Non si sa chi l’ha scritto, né perché. Ma narrando di scrittori viventi che vengono

Si intitola Vampiretta, esce oggi, lo pubblica l’editore Fazi, ma non si sa chi l’ha scritto: l’autore in copertina si firma semplicemente “IB” (pseudonimi e sigle varie sono di solito un buon viatico se non per il successo letterario almeno per il “caso” editoriale, dai Wu Ming a Melissa P.). Per quanto riguarda invece il plot, la cosa è ancora più interessante. Il romanzo inizia con il barbaro omicidio di Niccolò Ammaniti – una delle star della narrativa italiana contemporanea, nella finzione ma anche nella realtà purtoppo – e i media che impazziscono, con tanto di funerale in diretta tv mentre la polizia (come da copione del peggior B-movie) brancola nel buoi e l’assassino – o meglio l’assassina - si aggira per la città in cerca di altri noti scrittori da “divorare”, letterariamente e fisicamente.

E così il lettore si trova, pagina dopo pagina, i cadaveri fatti a pezzi ed orrendamente evirati – l’assassina ha una predilezione per i rapporti orali… - dei vari Culicchia (e fin qui, diranno i maligni, non ci siamo persi molto), di Sandro Veronesi (e possiamo sopravvivere lo stesso), di Aldo Nove e Enrico Brizzi (giusto contrappasso per degli ex cannibali), Giuseppe Genna e Alessandro Piperno (e in questo caso un po’ ci spiace, perché sono nostri amici). La passione per la letteratura – e per i suoi creatori – è irresistibile. Ma forse, più semplicemente, è solo questione di invidia.

Dentro al romanzo misterioso e provocante più che provocatorio c’è tutto: ci sono gli scrittori “in”, c’è la curiosità di scoprire chi è l’addetto ai lavori che l’ha scritto (per noi giornalisti è facilissimo, ma non ve lo diciamo), c’è sangue e sesso (che non fanno mai male), c’è il tema del precariato e del lavoro (la protagonista è una studentessa-commessa), ci sono i festival letterari (ancora Mantova, che noia!!!), ci sono i vezzi e i vizi dei salotti editorial-giornalistici-letterari, e c’è persino Antonio D’Orrico (ma il cammeo più bello è quello del critico letterario del Corriere Ermanno Paccagnini che è costretto a firmare i pezzi in cronaca nera…).

Insomma, gli ingredienti perfetti per un libro divertentissimo, assolutamente inutile, che non entrerà neppure per sbaglio nelle storie della letteratura e forse non venderà nemmeno tanto. Ma, proprio per tutti questi motivi, di cui se ne parlerà anche troppo.

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