Cronache

«Ti porto alla mostra», ma il viaggio dell’ultrà finisce al «Breda»

Premessa minore: non è mai bello «buggerare» la propria fidanzata. Premessa maggiore: quando il vecchio Grifone chiama il genoano vero risponde. Cronaca di una gita fuori porta e di una trasferta nascosta fino all’ultimo alla dolce metà. Che è simpatizzante genoana, ma insomma non si può definire una habituee degli stadi. E allora ecco l’idea «diabolica»: organizzare una trasferta rossoblù camuffata da uscita culturale. Quale occasione migliore a Sesto San Giovanni? A due passi da Milano che in questo periodo pullula di mostre e iniziative artistiche. Basta consultare il touring per averne conferma. Da Castello Sforzesco a Palazzo Reale c’è solo l’imbarazzo della scelta. E allora, ecco il piano. Partenza sabato all’alba sfidando nebbia e buon senso.
Si va in auto perchè il treno è troppo pericoloso. Non solo per le «cimici» che a noi genoani evocano brutti ricordi ma anche perchè in treno si sarebbe mosso gran parte del popolo rossoblù.
Troppe sciarpe sospette per la mia fidanzata. Meglio, molto meglio affidarsi alla vecchia Panda. Destinazione piazza Duomo, sede di Palazzo Reale. Qui dal 14 ottobre al 6 febbraio ’06 si può visitare «Caravaggio e l’Europa», la più completa esibizione mai dedicata al maestro lombardo e alla folta schiera di pittori lombardi e stranieri che subirono la sua influenza. Parola del Touring.
E sia. Biglietto d’ingresso: nove euro. Costa meno del Genoa. Prima però è d’obbligo un salto al Duomo. Peccato che la stessa idea sia frullata nella testa di una comitiva di genoani bardati di rossoblù di tutto punto. Fiuto il pericolo «Si fa tardi», ammonisco, «Perdiamo Caravaggio». Che fa rima con Baggio. C’è poco da fare, sono già in clima partita. Durante la mostra dò i primi segni di impazienza. Tic toc, tic toc. Si avvicina l’ora x. L’ora della confezione. Meglio ammirare San Giovannino, recentemente restaurato e prendere tempo.
Non male d’avvero, «Caravaggio e l’Europa» però la testa è già proiettata dentro il rettangolo verde. «Puoi girare l’Europa quanto vuoi, Genova nel mondo siamo noi». Appunto. E’ già febbre da Grifo. Alle 12 e 30 si va a pranzo. Regola numero uno del tifoso genoano: quando il Genoa gioca non si bada a spese. Soprattutto se devi confessare alla tua metà che sì Milano è bella però tra due ore «quà vicino» gioca il Grifone e «si potrebbe fare un salto alla partita, tanto dura poco». Imbarazzo, paonazzo, nello scrivente. Dalla cui tasca spuntano per magia un paio di biglietti, come un coniglio da cilindro Silvan «Ma và?», sorride la fanciulla, che aggiunge impietosamente «Guarda che anche io leggo i giornali e poi non hai visto tutte quelle sciarpe del Genoa davanti al Duomo?». Colpito e affondato.
Il tempo di dire «Volevo farti una sorpresa» e siamo già a Sesto. Destinazione via XX Settembre 162, stadio «Breda», capienza 4 mila posti. Per chi è stato Anfield Road è un colpo al cuore. Ma al cuore rossoblù non si comanda. Alle 17 si torna a casa e al diavoletto rossoblù viene un’altra idea «Per farmi perdonare tra due settimane ti porto all’estero». Azzardo con sorriso sospetto «All’estero? va bene ma dove gioca il Genoa?»; la ragazza ha mangiato la foglia. Confesso: a San marino. La sventurata risponde: «lo immaginava figurati se non c’era l’inghippo. Vedremo».

L'operazione San Marino è già cominciata.

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