da Roma
Ticket? No, grazie. Riscoppia la protesta dei buoni pasto. Il 15 marzo prossimo, in tutta Italia, bar, ristoranti, pizzerie e supermercati non accetteranno i ticket restaurant per l'intera giornata. Rispolverando così il copione già vissuto due anni fa, quando l'agitazione degli esercenti, sfociata in 2 settimane di sciopero, diventò un caso politico, fino allemanazione di un decreto ad hoc.
La questione è ripartita quest'anno proprio dallo stesso decreto. A fine gennaio, il Tar del Lazio ha infatti annullato, su ricorso di una società emittente, alcuni punti chiave del provvedimento del novembre 2005 con cui si era messo ordine nel settore, placando la protesta dei pubblici esercizi, in agitazione per le commissioni divenute troppo alte. La decisione del Tar ha rigettato i ristoratori nella confusione: «Il decreto - spiegaEdi Sommariva, direttore generale della Fipe il sindacato degli esercenti che ha indetto lo sciopero - dava per la prima volta regole certe. Metteva ordine nel sistema di gara, imponeva requisiti di solvibilità alle società emittenti, ponendo delle garanzie sui tempi di pagamento».
Il Tar ha però annullato le prescrizioni che imponevano alle aziende emittenti di avere un capitale sociale minimo di 750.000 euro. In un sistema in cui vigono gare al ribasso, il timore della Fipe, è che società poco solvibili e dal capitale ridotto o incerto possano vincere le gare a colpi di maxi-sconti ma con il rischio di fallimento. Il tutto a danno dei ristoratori che, una volta accettati i buoni, non potrebbero essere rimborsati. Il decreto fissava inoltre un termine temporale massimo di 45 giorni per i rimborsi. Si teme che ora, come già succedeva in passato, i tempi possano prolungarsi anche a 8 mesi, con un effetto non indifferente sui bilanci degli esercizi commerciali. Da qui la decisione della Fipe di richiamare l'attenzione, anche della politica, proclamando il «no ticket day» e preparando il ricorso al Consiglio di Stato.
I consumatori hanno intanto fatto i conti: per i «ticket people», cioè i lavoratori che giornalmente mangiano utilizzando i buoni, l'aggravio di spesa del 15 marzo sarà complessivamente di 14 milioni di euro.
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