Titolo a picco Ma a Wall Street l’intesa non piace

L’accordo a lungo atteso tra Microsoft e Yahoo alla Borsa non è piaciuto. Il titolo del motore di ricerca ha perso l’11% mentre quello del gigante del software, che tra le due società è quella che ha più da guadagnare dall’intesa, è salito soltanto dello 0,50% circa.
Ieri Yahoo è sceso sotto i 16 dollari ossia meno della metà di quanto Microsoft era pronta a pagare per comperare la società nel febbraio 2008. L’offerta iniziale era di 31 dollari ad azione. Microsoft era disponibile ad arrivare a 33. Ma il fondatore di Yahoo Jerry Yang non ha voluto cedere chiedendo ben 40 dollari. Troppo anche per Microsoft, che era pronta a sborsare «solo» 44 miliardi di dollari. Dopo il rifiuto di quella valanga di soldi, che per giunta sarebbero stati pagati in contanti grazie alla solida «cassa» di Microsoft, sono cominciati i guai della società che è passata attraverso due riorganizzazioni e soprattutto ha cambiato l’amministratore delegato. L’intransigente fondatore Jerry Yang è stato infatti rimpiazzato, complici alcuni azionisti tra cui Carl Icahn che mal tolleravano la situazione di stallo, con Carol Bartz, una signora di 60 anni già amministratore delegato di Autodesk. La Bartz avrebbe certamente concluso la cessione a Microsoft nel febbraio 2008 ma nel frattempo la situazione economica nel mondo e negli Usa è cambiata.

Così la società di Bill Gates ha potuto ottenere tutto ciò che voleva da Yahoo, ossia il parco utenti del motore di ricerca e la sua capacità di raccogliere pubblicità, senza sborsare un dollaro. La Bartz valuta l’accordo in 500 milioni di dollari di ricavi e 200 di risparmi. Sui conti di Yahoo l’impatto sarà positivo ma certo non come il mancato accordo del 2008.

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