Fare dell'ironia sta diventando troppo facile, soprattutto in teatro. Di spettacoli che strappano il sorriso se ne vedono ormai parecchi: mancano quelli che suscitano una risata convinta, irrefrenabile, liberatoria, magari su argomenti che risultano in sé tutt'altro che comici. Ben venga quindi l'iniziativa del Litta di affidare ad alcuni registi, musicisti e autori della scena indipendente milanese il compito di fare dell'umorismo, e persino dell'umorismo nero. «Distopia», la rassegna che si conclude domani, dal successo lusinghiero quanto tuttaltro che scontato, non tratta infatti argomenti facili: il bersaglio degli spettacoli è, come recita la nota di regia, «una società alla deriva, spiacevole e indesiderabile», cioè l'esatto opposto di quel che dovrebbe essere l'utopia. In questo caso l'umorismo nero è però uno strumento per la «ricerca del sublime», per giungere a una sorta di dimensione catartica, a una condizione di lucidità assoluta che consenta di mettere a fuoco le questioni senza farsene travolgere. La rassegna è iniziata lunedì con il «Tom MacMalaman Show», uno spettacolo della compagnia «I travagliati» che ha per protagonista un poeta stralunato e in crisi di identità, un antieroe in conflitto con se stesso e le sue contrastanti pulsioni, che oscillano tra l'angoscia pervasiva e la comicità surreale. Ieri è stata la volta di «Coi tempi che corrono», un cortometraggio di Antonino Valvo e Giacomo Bisanti dedicato al mondo tragicomico del precariato. Tommaso Magrini, il personaggio attorno al quale ruota il film, è infatti un ragazzo intelligente, ambizioso e disoccupato che farebbe di tutto per avere un posto sicuro. Il giorno in cui deve tenere un importante colloquio di lavoro, Tommaso si trova immerso in una situazione grottesca, a metà strada tra Hitchcock e Ionesco, che ha allo stesso tempo le sfumature del thriller e quelle della farsa. «Distopia» si concluderà domani, alle 21.15, con una versione teatrale di «Moby Dick» firmata da Marika Pensa e Samuel Sciarra. Il capolavoro di Melville è una riserva infinita di suggestioni, azzardi filosofici e travagli interiori che non è affatto semplice mettere in scena: ne sa qualcosa un regista-culto come Orson Welles, che sulla riduzione cinematografica del romanzo ha speso invano buona parte della sua carriera. Pensa e Sciarra, che sono anche gli unici due attori della pièce, hanno optato per un percorso nomade all'interno del testo, creando una sorta di recital letterario giocato sulle risonanze profonde delle frasi di Melville, sulla complicità tra parole e suoni, sull'evocazione del sublime attraverso una sofisticata ricerca acustica. Lo spettacolo si avvale infatti della presenza in scena di Walter Bagnato, che esegue dal vivo musiche composte appositamente.
In occasione di «Distopia», il Litta sperimenta anche una nuova formula di ingresso: l'accesso ai singoli eventi è possibile non attraverso l'acquisto del biglietto, ma con la semplice consumazione presso il Boccascena Caffè, aperto già dalle 18.30.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.