da Maranello
Sono amareggiato: quello che è avvenuto è grave. Da una parte è stato emesso un giudizio di colpevolezza, dall'altra si è ritenuto di non dare alcuna sanzione: non riesco a capire... Durante la riunione di Parigi i vertici della McLaren, nessuno escluso, hanno ammesso che il loro chief designer ha ottenuto sin dal marzo scorso, prima del Gp d'Australia, dei documenti da parte di Nigel Stepney. Alcune di queste informazioni sono state selezionate per preparare una richiesta di chiarimento alla Fia, indirizzata chiaramente contro di noi visto che per tutto il weekend di Melbourne, il team principal della McLaren e i suoi più stretti collaboratori rilasciavano dichiarazioni in cui mettevano in dubbio la legalità di «certe macchine». Quindi, tali informazioni sono state usate per ottenere un vantaggio nei nostri confronti: non attraverso un aumento delle loro prestazioni bensì attraverso una limitazione della nostra... Per giustificarsi la McLaren ha tentato di prevalersi dell'impunità riservata in taluni sistemi giuridici a un delatore. Attenzione tuttavia che un delatore, di solito, va dall'autorità competente per denunciare il fatto: qui, invece, è andato dal principale rivale della Ferrari, che si è ben guardato dall'informare, non dico noi, ma la Fia che tali informazioni erano state ottenute in questo modo.
QUEL PRANZO A BARCELLONA Andiamo avanti. La McLaren ha confermato di aver dovuto installare un firewall per impedire che altre informazioni provenienti da Stepney potessero arrivare alla squadra in maniera documentata; inoltre, Coughlan è stato invitato a dire allo stesso Stepney di smetterla di mandargli informazioni. Peccato che Coughlan prima gli abbia chiesto delle informazioni sul nostro sistema di ripartizione della frenata, poi sia andato a pranzo con lui in Spagna e se ne sia tornato serenamente a casa con 780 pagine di disegni, schemi, dati e quant'altro... Come confermato dalla stessa decisione di Parigi, la violazione è data già dal semplice possesso delle informazioni...
LA PROVA IMPOSSIBILE Rimane incomprensibile il fatto che, oltre al possesso, si debba dimostrare anche l'uso effettivo e visibile sulla vettura McLaren. Infatti, il fatto stesso che in base alle informazioni disponibili la Fia abbia giudicato colpevole la McLaren dimostra che l'illecito sta nel possesso stesso senza che sia necessario dimostrare null'altro. Le prove ci sono e sono quelle che hanno portato alla decisione della Fia: mi riesce dunque difficile capire il senso del verdetto. Osservo peraltro che la prova dell'uso effettivo richiesta dalla Fia è impossibile da portare da parte di Ferrari. Infatti, la Ferrari non ha accesso alla vettura McLaren».
IL RETROSCENA «Alcune settimane dopo la gara di Melbourne, in occasione di una riunione, il team principal della McLaren mi propose di raggiungere una sorta di accordo per stabilire migliori rapporti fra le due squadre evitando eventuali reciproche denunce all'autorità sportiva. Gli risposi che mi era impossibile crederci perché tante volte avevamo visto che certi impegni erano sempre stati disattesi da parte loro. Ci fu uno scambio di opinioni e, volendo credere che alla fine ciò fosse possibile, acconsentii a siglare, il 9 giugno scorso, questo accordo... Quindi, da una parte ci veniva detto «fidiamoci l'uno dell'altro», dall'altra si nascondevano certi fatti gravissimi... Va ricordato infine che quella di Parigi non era un'udienza in un tribunale ma una riunione del Consiglio mondiale della Fia, dove solo la McLaren era chiamata a rispondere delle accuse e a cui noi eravamo presenti soltanto come osservatori. Non ci è stata quindi data la possibilità di intervenire attivamente come avremmo voluto...
Questa decisione resta molto deludente e sorprendente.
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