RomaLAssociazione nazionale magistrati dice di approvare le parole del capo dello Stato sullo «sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche», e tuttavia chiarisce subito che non è disposta a tacere, ma al contrario continuerà a parlare in difesa dei giudici. «Ci riconosciamo nelle affermazioni di Napolitano - dice il presidente del sindacato dei magistrati, Luca Palamara - ma di fronte a riforme annunciate abbiamo il dovere di segnalare le ricadute delle norme sul sistema. Lo abbiamo fatto col processo breve, lo abbiamo fatto con le intercettazioni. Noi magistrati non siamo in guerra con nessuno - aggiunge Palamara - ma chiediamo di non essere aggrediti». E cè stata polemica al Consiglio superiore della magistratura, su un possibile intervento dopo le parole del premier Berlusconi: «Basta con le pratiche di tutela», dice Gianfranco Anedda (Pdl).
«LAnm risponderà sempre a difesa dei singoli magistrati e dellistituzione giudiziaria quando sono ingiustamente attaccati», afferma il segretario dellassociazione, Giuseppe Cascini, a margine dellincontro fra il sindacato delle toghe e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Cascini ricorda che gli interventi del presidente della Repubblica bisogna leggerli «per intero», e non selezionare solo ciò che piace. Lincontro con Fini era stato sollecitato dallAssociazione, e il presidente della Camera aveva convocato lAnm alcuni giorni fa.
Ai giornalisti che chiedono se, durante il colloquio durato poco meno di unora, Fini abbia ribadito che il disegno di legge sul «processo breve» non rappresenta la riforma della giustizia, Cascini replica: «Chiunque legge un disegno di legge composto da tre soli articoli si rende conto che avrà lunico effetto di determinare la prescrizione di un numero rilevante di processi. A me sembra - aggiunge il magistrato - più adeguato parlare di prescrizione breve, piuttosto che di processo breve. Non si riforma la giustizia dicendo che il processo deve durare poco. La politica della giustizia - conclude - non si fa coi desideri».
A sua volta, Palamara spiega come sia difficile mantenere un «ruolo di equilibrio, quando si viene aggrediti tutti i giorni». E ribadisce la contrarietà dellAssociazione (pure suddivisa in correnti che, inevitabilmente, fanno riferimento a precise aree politiche) alla «divisione dei magistrati fra rossi e neri, o fra buoni e cattivi, a seconda delle indagini che conducono».
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