Torino, così cambia la mappa del potere

Che dire del litigio tra vecchi amici del Pci torinese anni Settanta, Sergio Chiamparino (voleva fare il segretario del Pd) e Piero Fassino (appoggia Dario Franceschini)? Solo uno dei tanti malumori che esplodono tra ex Pci, oggi Pd? E come catalogare la frenesia di due personalità come Corrado Passera e Luca Cordero di Montezemolo? Un momento sembrano porgersi come «tecnici» al governo, un altro fondano think tank che mascherano ambizioni politiche. Di fatto sia l'ad di Intesa Sanpaolo, sia il presidente di Fiat e Ferrari, nei loro movimenti esprimono tensioni che hanno radici sotto la Mole. Passera scruta le mosse di Angelo Benessia, storicamente legato al Lingotto e oggi presidente della Compagnia San Paolo azionista di maggioranza di Intesa, che sembrano orientate - magari in rapporto con Giovanni Bazoli - anche a sostituire il presidente del consiglio di gestione della banca, Enrico Salza, vecchio testimone della Torino laica non agnelliana. Montezemolo osserva il dispiegarsi del potere di Sergio Marchionne che gli lascia ben poco spazio al Lingotto.
Intanto nella capitale dei Savoia, avvengono «incidenti» inediti. Prosegue la querelle sull'eredità Agnelli: quanti soldi ha veramente ricevuto Margherita? Esisteva una riserva segreta dell'Avvocato, consolidatasi con la cessione del controllo della finanziaria Exor a Ifi? Questo fondo serviva anche a compensare «gli affetti» della lunga vita di Gianni? Circolano molte domande. Peraltro tutte poste con spirito di tolleranza, senza le ariette inquisitorie usate in altri casi. Mentre tra gli «infortunati» finisce uno studio, quello Chiomenti (sia pure coinvolto solo di striscio, come scrive il Corriere della Sera), simbolo della Torino riservata e con quella punta di senso di superiorità diffusa in molti ambienti cittadini.
Non so se nello studio Chiomenti le impiegate indossano ancora un grembiule nero quando lavorano, lo fanno nello «studio» di Franca Segre, anche lei soggetto di qualche vicenda burrascosa. Nel giro di poche ore impegnata a preparare un ingente gruzzoletto (non noccioline, decine di milioni) per un'opa su Management & capitali di Carlo De Benedetti e per un'altra sulla Ipi di Danilo Coppola, fatta distinguendosi da vecchi soci della Bim come i D'Aguì e gli Scanferlin.Erano ben noti i rapporti speciali della famiglia Segre con l'ingegner De Benedetti (di questi ultimi tempi peraltro l'ingegnere dopo una storia dai pochi successi industriali, si è messo a inanellare anche una serie meno prevedibile di sconfitte «finanziarie»: dalla separazione non riuscita di Cir alle vicende di M&C). Meno antiche - anche se la signora Segre con franchezza ricorda che il suo mestiere non è fare beneficenza, ma cercare commissioni su business - le relazioni con Coppola con annesso intervento a totale protezione dell'immobiliarista che costringerà i Segre in una attività nel campo del real estate non del tutto tradizionale. Compito peraltro assunto con un intelligente commento: arriverà una stagione d'inflazione, fare affari sugli stabili sarà un'occasione.
Vicende finanziarie, bancarie, politiche, societarie (con annessi problemi industriali) che hanno un tratto in comune: c'è nervosismo sotto la Mole. Certo, senza i toni barbari che vicende analoghe provocano in altre occasioni: a Torino la magistratura è consapevole di non dovere compiere atti affrettati che nuocciano all'economia e alla reputazione dell'Italia. Sulla grande stampa, protagonisti che in tanti casi sono descritti come oscuri avventurieri, diventano al massimo «discussi immobiliaristi». Le mosse dei protagonisti torinesi sono sempre protette da un (niente affatto deplorevole) tono meditato.
Però il nervosismo è grande. Quali le cause? Il miracolo di Marchionne - che speriamo in Dio si realizzi - porterà a internazionalizzare la Fiat, sottraendo di fatto un qualche ruolo a Torino. La finanza protagonista - compresi i comparti piemontesi - con stili un po' avventurosi dei mercati, avrà meno spazio.

I poteri oligarchici, industriali e bancari, che la facevano da padroni in Italia, hanno oggi meno margini. Torino ha enormi eccellenze intellettuali e nel lavoro, avrà un ruolo fondamentale nella vita di una Nazione nata proprio sulle sue rive del Po. Un po' diverso, però.

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