Torino, la sinistra dà un’altra «lezione» di tolleranza

TorinoCi risiamo. Poco più di due settimane fa erano arrivate le condanne in primo grado per i tre autonomi che avevano capeggiato gli scontri a Palazzo Nuovo nel maggio del 2007. In quell’occasione i leader dell’estrema sinistra erano stati chiari: «Non ci fermeremo», era stato il loro messaggio. Detto fatto. Ieri nella sede torinese delle facoltà umanistiche è scoppiata nuovamente la guerriglia. Prima il lancio di una dozzina di uova, poi sono arrivate due bombe carta, scagliate contro le forze dell’ordine che tentavano di impedire la carica dei facinorosi del Cua (Collettivo universitario autonomo) contro gli studenti del Fuan - Azione universitaria, che avevano allestito un banchetto nell’atrio dell’università per raccogliere le firme a sostegno delle liste per le prossime elezioni in ateneo. Proprio come due anni fa, quando a scatenare gli incidenti fu il tentativo del Collettivo di impedire il volantinaggio degli studenti di destra. A finire in manette furono tre giovani dell’area antagonista.
Pesante il bilancio degli scontri di ieri: tre ragazzi accompagnati in Questura e cinque agenti feriti, uno dei quali alla testa. I fermati sono un trentunenne, arrestato per violenza, resistenza e lesioni, un altro giovane è stato denunciato a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale e una terza ragazza è stata fermata, identificata e poi rilasciata. Un centinaio in tutto gli autonomi che hanno preso parte ai tafferugli, cercando di sfondare il cordone delle forze dell’ordine al grido di «Fuori i fascisti dall’Università». Per respingerli gli agenti hanno dovuto fronteggiarli a viso aperto e si è reso necessario lo sgombero dell’atrio di Palazzo Nuovo. Tutti gli studenti sono stati allontanati, tra questi anche gli esponenti del Fuan che hanno così dovuto sospendere la loro attività elettorale. È stato invece garantito, non senza difficoltà, il regolare accesso alle lezioni. I giovani dei centri sociali hanno poi raggiunto il Rettorato, occupando il Salone d’onore e interrompendo la seduta del Senato accademico per sapere dal rettore Ezio Pelizzetti quale posizione avesse scelto di assumere in merito agli scontri e se fosse a conoscenza dell'intervento delle forze dell'ordine. «Non ho autorizzato l’intervento di nessuno», ha detto il professore, sottolineando di «stare dalla parte delle 80mila persone che a Palazzo Nuovo studiano e lavorano». Il Senato accademico ha poi annunciato un’indagine conoscitiva per appurare la dinamica dei fatti «nel rispetto della più scrupolosa obiettività».
Intanto dal Fuan è arrivata la richiesta, al rettore e al ministro Mariastella Gelmini, di sospendere le elezioni studentesche fino a quando «la situazione nell’ateneo non sarà definitivamente risolta e si garantirà l’agibilità di tutte le liste che democraticamente vogliono candidarsi». E una dura condanna degli scontri è arrivata anche dal mondo politico. «Un gravissimo episodio di intolleranza, di violenza e di intimidazione intollerabile», ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. «Quanto accaduto all’ateneo torinese è inaccettabile. Un gruppo di esponenti dell’estrema sinistra ha fisicamente impedito agli studenti di destra di raccogliere le firme per le elezioni universitarie, passando dalle minacce verbali alla violenza fisica. Questo clima di terrore deve cessare e nelle nostre università deve tornare a parlare la democrazia». Duro l’intervento del parlamentare di An, Agostino Ghiglia: «Se irreprensibile è stato il comportamento delle Forze dell’ordine non altrettanto si può dire dell’atteggiamento dei vertici dell’Università a cominciare dal rettore che da anni tollera che i violenti, molti dei quali provenienti dai centri sociali occupino ben quattro aulette di Palazzo Nuovo». Ma anche il sindaco Sergio Chiamparino (Pd) ha denunciato l’episodio: «A Palazzo Nuovo esiste un problema di agibilità democratica.

Non è tollerabile che una forza, qualunque sia il suo colore politico, non possa portare avanti la propria attività democratica. Si tratta di un problema diventato oramai esclusivamente una questione di polizia e occorre che le autorità prendano le dovute misure per garantire l’agibilità nella nostra università».

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