Torna la gioia del "Rocky Horror Show"

Jason Donovan protagonista: "Grazie a questo musical ho conosciuto mia moglie"

Torna la gioia del "Rocky Horror Show"
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Sono solo canzonette, diceva Edoardo Bennato. Ben sapendo, come tutti, che sono proprio le canzonette ad andare dritto all'immaginazione del pubblico. Sempre che abbiano un'anima. Per spiegare il successo di un'infallibile macchina da spettacolo come "Rocky Horror Show" non basta la musica ma certo quell'immediato rock'n'roll tinto di glam anni '70 è un elemento fondamentale. Poi, naturalmente, c'è la storia: contagiosa, "scandalosa" e travolgente, con una morale tutta sua, il motto "Don't dream it, be it": non sognarlo, vedi di esserlo. Sottinteso: qualunque cosa tu voglia. Con gli occhi di oggi potrebbe sembrare una lezioncina "woke" ma in realtà la gioia del "Rocky Horror Show" non ha nulla a che fare con le imposizioni ideologiche. La comunità eccentrica che popola la storia non pretende conversioni, si gode semplicemente la sua libertà.

Il "Rocky Horror" di Richard O'Brien torna a Milano al Teatro degli Arcimboldi da questa sera al 23 novembre, una delle quattro tappe italiane con Bologna, Trieste e Roma - in un allestimento originale con band dal vivo, cast anglosassone e un protagonista assoluto storico (nonché popstar da hit in classifica nel Regno Unito negli anni '80), l'australiano Jason Donovan che, non a caso, definisce così il segreto di questo musical giunto alla soglia dei 50 anni della versione cinematografica (135 milioni di dollari al botteghino, Tim Curry e Susan Sarandon principali protagonisti) e dei 52 anni dal suo esordio teatrale al Theatre Upstairs del Royal Court (di fronte a soli 63 spettatori): "Tre accordi e la verità".

Inutile dire che Jason Donovan si cala nei panni del travestito Frank'N'Furter, imponente e ambiguo alieno in giarrettiera che ospita - nella sua misteriosa villa popolata da servitori curiosi e a tinte horror i fidanzatini Brad e Janet (qui James Bisp e Haley Flaherty), colti da una tempesta mentre sono alla guida di un auto diretti dal dottor Scott (Edward Bullingham). Tra quelle mura i due timorati giovani scopriranno libertà sessuale e segreti extraterrestri.

"Perché il Rocky Horror è tre accordi e la verità? spiega Donovan Perché si tratta di uno show essenziale, che io penso più come un concerto rock che un musical. È uno show nemmeno troppo difficile da cantare, ma si sa che le cose semplici sono sempre le più difficili da interpretare. Devi metterci l'anima". Per Donovan è un ritorno al ruolo di Frank'N'Furter dopo più di 25 anni: "Era il 1998 avevo 30 anni e conducevo un'altra vita. Al Rocky Horror conobbi mia moglie che lavorava allo spettacolo e divenni l'uomo che sono oggi. Certo, ho 57 anni ma Frank'N'Furter non ha età, davvero lo si può interpretare finché la voce e l'esuberanza fanno parte di te. Mi diverte essere Frank perché è all'opposto di me fisicamente: io biondo con gli occhi azzurri, lui scuro e oscuro. Tutti mi chiedono della mitica interpretazione di Tim Curry al cinema, ma quando penso a interpretare Frank'N'Furter mi concentro su due cose: esaltarne la fragilità insieme all'irriverenza, e poi penso a un grande attore come Jack Nicholson".

L'approdo in Italia, per l'artista australiano, ha un suo sapore particolare: "L'Italia è cultura e bellezza, per me è oltretutto la prima volta che vengo qui con uno spettacolo, non so descrivere la mia emozione".

Al Teatro degli Arcimboldi non mancherà, come avviene in tutto il mondo, la partecipazione del "popolo del Rocky Horror Show": i fan vestiti come i propri eroi pronti a citare in sala alcune battute di culto dello spettacolo.

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