Torna Jennifer Garner: «Io, agente segreto nell’Arabia islamica»

da Los Angeles

Finalmente un film d'azione intelligente e stimolante. The Kingdom, diretto da Peter Berg e prodotto da Michael Mann, segue un gruppo di agenti dell'Fbi mentre indagano su di un attacco terroristico antiamericano in Arabia Saudita, dove le autorità sono più di intralcio che di aiuto. Nei ruoli principali troviamo Jamie Foxx e Jennifer Garner, e il film - girato negli Emirati Arabi che si sono prestati a fare da controfigura al vicino saudita - espone le relazioni non sempre equilibrate e trasparenti tra Washington, il governo saudita, le grandi compagnie petrolifere, i gruppi terroristici e gli estremisti religiosi nel paese della Mecca. In più il film è da ricordare perché mostra uno dei pochi attori arabi in un ruolo «positivo».
Come si è preparata per questo film?
«Per fortuna mio marito (Ben Affleck, ndr) ha studiato storia e politica mediorientale al college. È sempre stato interessato a quella parte del mondo, già da quando non era in prima pagina. Mi ha spiegato le differenze tra sciiti, sunniti e curdi, la spartizione della penisola arabica e le sue conseguenze politiche ed economiche. Era un soggetto che mi faceva un po’ paura ma poi mi ha appassionato: nei mesi dopo il parto, quando non lavoravo, ho seguito un corso di scienze politiche su internet».
Perché ha scelto questo film come primo progetto dopo la nascita di sua figlia Violet?
«Perché riflette la mia filosofia. Non è un film filoamericano, in cui gli yankee arrivano e tutto si mette a posto, ma mostra i due lati della medaglia. C'è del bene e del male da entrambe le parti, e i protagonisti del film ne sono coscienti. Pensate al momento in cui Jamie Foxx dice all’arabo Ashraf Barhom che gli americani non sono perfetti, ma che ci sono delle cose in cui sono bravi e quindi chiede di poter fare il suo lavoro senza essere ostacolato. Inoltre il film si conclude ben lontano da un lieto fine, in un modo che spero farà discutere e riflettere».
Lei come la pensa?
«Non ho certo risposte alle domande sollevate, ma personalmente voglio insegnare a mia figlia valori di tolleranza e farle capire che la vendetta non è mai una soluzione».
Quali sono state le sfide maggiori durante le riprese?
«È un ruolo molto fisico: non sono stata negli Emirati, ma anche in Arizona, dove abbiamo girato gran parte del film, faceva un caldo pazzesco. Sono stata ricoverata due volte in ospedale per disidratazione: chiaramente il caldo, lo sforzo fisico e l'allattamento non vanno molto d'accordo».
I complimenti non le hanno montato la testa. Dopo The Kingdom si è lanciata in una sfida professionale completamente diversa: Broadway.
«Ho sempre adorato il teatro e i musical, e per anni ho studiato danza, canto e sassofono. Quando Kevin Kline mi ha offerto la possibilità di lavorare con lui in Cyrano de Bérgerac ho subito accettato. Per me recitare a Broadway è un sogno d'infanzia che si realizza».
Ma torniamo al film. Negli Emirati, e più particolarmente ad Abu Dhabi e Dubai, ci sono invece stati Peter Berg e Jamie Foxx, entrambi entusiasti dell'esperienza.

«Avevamo una troupe multinazionale e multiculturale, e le riprese sono andate benissimo», dice il regista. «Le autorità locali si sono fatte in quattro per venirci incontro e non hanno chiesto nessun controllo sul copione, anche se è molto scottante per quella regione, al punto che The Kingdom è stato censurato in Arabia Saudita, in Kuwait e nel Bahrain». Aggiunge Jamie Foxx: «Gli Emirati stanno investendo le loro enormi ricchezze nella cultura e nel turismo, e questo film è stato per loro un’occasione per dimostrare che credono seriamente in questa strada, una strada che porta alla comprensione tra i popoli e a benefici economici per tutti. È un paese incredibile, hanno fatto investimenti faraonici, e nel mio albergo ad Abu Dhabi, un palazzo da mille e una notte, avevo una suite grande come un intero isolato, roba da non credere, non avevo mai visto niente di simile».

Peter Berg si è anche detto molto soddisfatto della scelta di Jennifer Garner come interprete femminile principale. «Sapevo che poteva fare tutte le scene fisiche richieste dal ruolo, perché per anni in Alias ha fatto azione senza controfigura. Stessa cosa qui».

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