Parigi - Un premio alla carriera, nella speranza che la sua carriera non venga spezzata. Un premio alla carriera, la maglia verde conquistata ieri pomeriggio sui Campi Elisi da Alessandro Petacchi, secondo nell’ultimo sprint vinto da quel prodigio che di nome fa Mark Cavendish, al quinto sigillo personale in questo Tour, un ragazzo capace (undici anni di differenza con Petacchi) di racimolare quindici tappe nelle ultime tre edizioni della Grande Boucle. Maglia verde della classifica a punti che premia il velocista più regolare, continuo, insistente, infaticabile, capace di sprintare per le volate che valgono vittorie, ma anche in quelle intermedie che assegnano solo punti. Una maglia verde, vestita sul podio di Parigi assieme alla maglia gialla Contador, a quella bianca di miglior giovane Andy Schleck e quella a pois, di miglior scalatore Charteau. Maglia verde italiana, per la seconda volta nella storia. La prima, l’unica quando non era nemmeno verde, ma arancione: correva l’anno 1968 e a vincerla fu «cuore matto» Franco Bitossi, in un Tour - l’ultimo - che si corse per nazionali. «Guarda Alessandro, papà è tutto verde», dice papà Alessandro via tivù, al piccolino Ale Jr. che è casa con la mamma. Sorride Ale-Jet, 170 vittorie in carriera, sette quest’anno, e si gode il podio di Parigi. «Questa maglia rappresenta per me una grande emozione dice -, anche perché ero venuto qui per puntare ad una vittoria di tappa e non a questa maglia. Di vittorie ne sono arrivate due (oltre a due secondi e tre terzi posti) e questo obiettivo si è poi concretizzato strada facendo e devo ringraziare la squadra che mi ha aiutato a realizzarlo». Poi non può nascondere ciò che è risaputo e l’attende, al ritorno in Italia. In tasca ha già un avviso di garanzia, e la Procura di Padova che sta indagando da due anni su vicende di doping, lo attende come persona informata sui fatti. «Dal 2006, da quando mi sono rotto il ginocchio dice -, ne ho passate un po' di tutti i colori. E anche questo Tour è stato molto difficile, ma sono convinto che passerà anche questa con l'aiuto della mia famiglia e di tutti coloro che mi sono sempre rimasti al fianco». E poi un omaggio a Franco Bitossi, l’indimenticabile «cuore matto» del ciclismo italiano, colui che si doveva fermare per qualche minuto a bordo strada per calmare quelle strane aritmie. «Conosco Franco da anni ed è un onore per me raccoglierne l’eredità. Lui è stato un grande campione spiega lo spezzino che da anni vive a Lido di Camaiore -, io sono un corridore che ha sempre fatto il massimo per riuscire nella sua carriera e considero questa maglia proprio come un premio alla carriera». Una premio alla carriera, quello per Alessandro Petacchi, sui campi Elisi, sullo sfondo dell’Arco di Trionfo, ma anche il pm Benedetto Roberti, che mercoledì lo attende a Padova come persona informata sui fatti. Ombre di doping (è accusato di aver assunto albumina umana e Pfc) aleggiano sulla sua maglia verde che vale una carriera, e che non può e non deve essere spezzata.
Classifica finale: 1. Contador (Spa) in 91h58’48”; 2. Schleck (Lux) a 39”; 3. Menchov (Rus) a 2’01”; 29.
Maglia bianca (miglior giovane): Andy Schleck (Lux)
Maglia verde (classifica a punti): Alessandro Petacchi (Ita)
Maglia a pois (miglior scalatore): Charteau (Fra).
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