Ancora una settimana. È un po come essere allultimo chilometro e non vedere mai il traguardo. Siamo allultima settimana di corsa e in pratica alla resa dei conti. Oggi arrivo a Revel, domani la corsa entrerà a tutti gli effetti nel vivo, con larrivo a Ax 3 Domaines. Prima la scalata al Port de Pailhères ad oltre 2 mila metri, poi arrivo in quota ai 1.300 mt. Questo sarà solo un antipasto, in vista di quello che ci aspetterà da lunedì a giovedì, con la doppia scalata della montagna simbolo di questo Tour de France: il Tourmalet.
Siamo alle battute conclusive, ma io faccio il conto alla rovescia anche perché tra sette giorni sette, mi raggiungerà a Parigi Micaela. Arriverà con Santiago e Domitilla, in compagnia della moglie di Sylvester Szmyd, il mio compagno di stanza. Potrebbe sembrare un controsenso: cè da conquistare il Tour, cè da mordere il manubrio e fare i solchi per terra e io mi trovo a soffrire per astinenza di affettiva. Ma è così: io sono legatissimo a Micaela e i miei due bimbi. Per qualcuno sarò la perfezione, per altri uno stucchevole personaggio di Peynet. Io sono così e così mi presento. Sono pronto alla battaglia finale, so che posso ancora fare qualcosa di buono nellultima settimana e spero proprio di poter trovare dentro di me le risorse necessarie per farlo, ma questo non toglie che mia moglie e i miei bimbi mi manchino maledettamente. Però prima voglio finire alla grande questa corsa. Finire bene, prima di dieci giorni di vacanza «lavoro» in Olanda.
Con tutto il rispetto per i miei compagni di squadra, ma quei dieci giorni saranno il vero premio alle mie tre settimane di fatica.