All’inizio era sembrata soltanto una brutta storia consumata oltreconfine. Un mercato lontano, per un business odioso. Un modo per aggirare le norme sulle adozioni. Le «madri surrogate», le chiamano. Più brutalmente, uteri in affitto. Basta pagare. Migliaia di euro per impiantare il proprio seme nell’utero di una donatrice sconosciuta. Poi prendere il bambino, e tornare in Italia. Un traffico illegale scoperto dalla trasmissione «Striscia la notizia», che martedì sera ha mandato in onda la prima puntata dell’inchiesta, incontrando gli intermediari in un ufficio di Kiev. Ma quello stesso meccanismo, scoprono gli inviati del tg satirico, funziona anche a Milano. E, cosa sorprendente, a gestire un’«agenzia» simile a quella ucraina sarebbe un vigile urbano.
Perché è proprio un ghisa a presentarsi all’appuntamento con la giornalista di «Striscia». Con tanto di divisa. Le riprese vengono effettuate da una telecamre nascosta. Da quello che si può intuire, sembra che l’incontro avvenga in piazzale Abbiategrasso. L’agente di polizia locale scende da un’auto, si avvicina alla cronista, e inizia a discutere. Poi la scena si trasferisce all’interno di un bar. Il ghisa spiega il meccanismo per «comprare» illegalmente un bambino. Il finto matrimonio, la scelta della madre, il momento del passaggio del piccolo dalla mamma naturale a qwuella «adottiva». E tutto ha un costo. il ghisa è preparato. «Il pacchetto - spiega - costa in totale circa 30-35mila euro». Per iniziare la pratica basta un bonifico da 5mila euro. Poi, però, con le banche si chude. «Perché - aggiunge il vigile - se gestisco 20-30 donne l’anno, come faccio a giustificare alla tributaria che sul mio conto arrivano centinaia di migliaia di euro?».
Dal piccolo schermo, la vicenda sbarca direttamente al comando della polizia locale. Il comandante Tullio Mastrangelo informa immediatamente dell’accaduto il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. mastrangelo dispone che la squadra investigativa svolga le indagini a carico dell’agente. «Sin d’ora - fanno sapere da piazza Beccaria - si può riferire che l’agente in questione, in servizio presso il Comando Zona 6, beneficia del rapporto di lavoro part-time e che il medesimo, unitamente alla propria consorte, di nazionalità ucraina, gestisce un’agenzia matrimoniale, pubblicizzata anche sulla rete internet». I tasselli, dunque, cominciano ad andare al loro posto. È lo stesso mercato che si muove sull’asse Italia-Ucraina.
«Sarà cura di questo ufficio - fanno sapere ancora dal comando della polizia locale - attuare tutte le verifiche del caso, all’esito delle quali, se ne emergeranno i presupposti», partirà la denuncia all’autorità giudiziaria. Non solo, perché oltre che a un esposto in Procura, verranno informati anche «i competenti organi istituzionali della civica amministrazione per quanto di spettanza e competenza».
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