In primo grado, per il reato di omicidio colposo plurimo, furono condannati a otto anni di reclusione Paolo Zacchetti, controllore di volo, e Vincenzo Fusco, direttore dellaeroporto di Linate. Per Sandro Gualano, ex amministratore delegato dellEnav, e per Francesco Federico, capoarea degli scali milanesi, la condanna fu di sei anni e mezzo.
Stiamo parlando di Linate, strage dell8 ottobre 2001, ovvero 118 morti dopo la collisione tra un Cessna privato e un Boeing di linea della scandinava Sas. Strage che il prossimo 24 ottobre torna in unaula del Palazzo di Giustizia, davanti alla quarta sezione della Corte dAppello. È il processo di secondo grado presieduto da Renato Caccamo, mentre la pubblica accusa sarà rappresentata dal sostituto procuratore generale Salvatore Sinagra.
Seconda tranche di giudizio con alle spalle quasi quattro anni di indagini, misteri, omissioni e giochi allo scaricabarile. A Linate, quella mattina del 2001, il radar di terra non era in funzione, nessuno ordina una regolamentazione del traffico a terra in presenza di nebbia, il Cessna non era abilitato a volare in quello condizioni. Punti cardini dellaccusa. Ma i giudici della quarta sezione ripercorreranno pure le lungaggini burocratiche per sostituire il radar malfunzionante e la segnaletica a terra - verticale e orizzontale - che era insufficiente. E, ancora, rivivranno le comunicazioni tra i controllori di volo in torre e i piloti dei due aeromobili, con laggiunta dei minuti di intervallo trascorsi dallincidente fino allarrivo dei soccorsi, con le autopompe che ritardano perché stanno facendo il pieno dacqua e lagenzia nazionale sicurezza al volo - quella che dovrebbe investigare sullincidente - che viene a conoscenza del disastro solo attraverso il televideo.
Errori e responsabilità di un capitolo doloroso della storia italiana messi nero su bianco nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo bis ancora da setacciare davanti alla Corte dAppello, dove ritornerà anche Pasquale Padovano, l'unico superstite, luomo che porta sul corpo e sul viso i segni delle fiamme che nemmeno la chirurgia sa cancellare. Con laggiunta del dolore dei familiari sempre alla ricerca della verità ma soprattutto delle responsabilità.