Claudio Pompei
«Disposizioni per garantire il diritto al sapere»: è il titolo di una proposta di legge presentata nei giorni scorsi da Rifondazione comunista. Il testo, in ventidue articoli, spazia dalluso delle mense ai mediatori culturali, dai libri di testo ai trasporti per contrastare labbandono scolastico causato, si dice nella relazione alla legge, da situazioni di svantaggio culturale e sociale. In pratica, un insieme di sostegni economici che però non si limita alle necessità immediate degli studenti meno abbienti. Secondo Stefano De Lillo, vicecapogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio, la proposta di legge ha ben altri obiettivi: «La proposta di Rifondazione di fatto identifica categorie di soggetti che non solo non fanno parte delle strutture scolastiche ma che addirittura sono al di fuori delle attività di insegnamento - spiega il consigliere azzurro - che però verranno economicamente avvantaggiate dalla legge, se fosse attuata. Risultando, col finanziamento regionale, a costo ridotto per scuole e studenti, queste attività finirebbero con lessere privilegiate fra quelle che le scuole possono identificare come attività di sostegno. Ne risulterebbe, in pratica, una sorta di strada obbligata che le scuole dovrebbero percorrere per completare la loro offerta formativa: una strada tracciata con grande chiarezza di intenti, perché definita, come indicato nella stessa legge, da un piano triennale e da successivi piani annuali in attuazione di quello triennale. Nei Piani non sono ovviamente identificati i soggetti ultimi, ma lo sono gli indirizzi in materia di diritto al sapere e i criteri generali per gli interventi: dunque interi settori di attività che possono interagire con le scuole a spese della Regione. La cosa diventa ancora più chiara se si nota che già nel testo la legge indica che, oltre ad attività di laboratorio scientifico, la Regione finanzia attività volte a conoscere il cinema, il teatro, la musica, la sperimentazione teatrale o cinematografica. Siamo molto lontani dalliniziale obiettivo di contrastare labbandono scolastico, perché i ragazzi non abbandonano le scuole per mancanza di laboratori teatrali».
Un risultato, quello cui mira la legge, che secondo De Lillo non è casuale: «I nuovi saperi, cui la scuola oggi dovrebbe orientarsi, sono altri. Ci si dovrebbe domandare se per caso gli abbandoni non siano dovuti alla crescente difficoltà delle scuole di dare una formazione vera ai giovani, fatta di cose pratiche, che eviti a quelli che abbandonano di cercare subito nel mondo del lavoro quella concretezza che non trovano nelle scuole.
Quali? «Articolo 22: Agli oneri derivati dalla presente legge si fa fronte mediante impiego di risorse regionali ed eventuali risorse trasferite dallo Stato». Ci risiamo.
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