Pur inserita all'ordine del giorno dell'aula del Senato fino all'ultima seduta, con lo scioglimento delle Camere è definitivamente tramontata l'idea di approvare la riforma del condominio (relatore, il senatore Mugnai di An) in questa legislatura. Nella prossima, il lavoro dovrà riprendere daccapo (tenendo presenti i suggerimenti di tutte le parti). Confedilizia ha contrastato fino all'ultimo il testo all'esame del Senato, che avrebbe aggravato inutilmente i costi per la proprietà, essendo caratterizzato da un astratto accademismo e da una sostanziale (e inutile, appunto) burocratizzazione dell'istituto condominiale.
Anche le pressioni mediatiche di interpreti delle posizioni di una sola delle associazioni di amministratori condominiali, a nulla sono servite contro lo schieramento che si opponeva alla legge, costituito da diverse associazioni (fra cui l'Alac, il Coram e la Gesticond) e - come s'è detto - dalla Confedilizia stessa, che - notoriamente - da sempre sostiene la necessità di dotare il condominio di una forma di capacità giuridica, anche per appieno - ed efficacemente - valorizzare gli amministratori condominiali.
L'aver voluto insistere su posizioni di retroguardia e in arretrate politiche di difesa corporativa, nonché di espulsione dei più deboli dalla professione (specie attraverso un costoso - per i condòmini - Elenco pubblico, presso le Camere di commercio), ha portato i sostenitori di una tale linea a un nuovo fallimento e ha, purtroppo, anche frustrato ogni iniziativa tesa a conseguire un reale ammodernamento dell'istituto condominiale e migliori rapporti tra condòmini e tra condominii e terzi, nonché una vera valorizzazione della figura dell'amministratore condominiale.
* presidente Confedilizia
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