Transizione energetica

L'alleanza latinoamericana sul litio può sconvolgere la transizione

Argentina, Bolivia e Cile detengono le più grandi risorse di litio al mondo e preparano un'alleanza sulla gestione del mercato. Che promette di avere conseguenze a cascata sui costi della transizione in Europa, America e Asia.

L'alleanza latinoamericana per la transizione: nasce il triangolo del litio?

Il mondo del litio potrebbe avere presto la sua Opec: Argentina e Cile, nella giornata di venerdì 20 luglio, hanno avviato in un summit bilaterale il dialogo ufficiale per aprire a un coordinamento della gestione della preziosa risorsa cruciale per l'industria dell'auto elettrica e gli altri settori della transizione energetica. Puntando, in prospettiva, a coinvolgere nei dialoghi la Bolivia.

I tre Paesi sudamericani, infatti, insieme detengono circa il 56% delle risorse mondiali di litio: per la precisione, secondo i dati dello United States Geological Survey, la Bolivia è prima al mondo per riserve provate, con 21 milioni di tonnellate; segue l‘Argentina con 19 milioni e, al terzo posto, si piazza il Cile con 9,8 milioni. I tre Paesi sono stati soprannominati nella narrazione occidentale come il "triangolo del litio", conteso tra l'Occidente e le potenze rivali, Russia e Cina, per l'appropriazione di forniture e appalti. Ma anche tra Pechino e Mosca, nella regione, ci sono state ruggini, come su Inside Over si è recentemente sottolineato. Governati da presidenti di sinistra e aperti alla lotta ai grandi monopoli, i tre Paesi vogliono inoltre ricostruire le basi di una nuova unità latinoamericana trovando un forum di dialogo comune sulla gestione del mercato delle risorse più preziose, per cercare di essere sempre meno oggetto e sempre più soggetto delle dinamiche regionali. Venerdì 20 luglio i Ministri degli Esteri di Argentina e Cile - Santiago Cafiero e Antonia Urrejola – hanno annunciato un futuro incontro trilaterale con la Bolivia per sviluppare congiuntamente la catena del valore del litio.

Alberto Fernandez, presidente dell'Argentina, sta usando gli accordi congiunti sul litio per rafforzare la diplomazia economica del suo Paese e la sua anemica industria: di recente sono stati formati protocolli d'intesa con la Spagna, la Corea del Sud e, soprattutto, la Cina. Gabriel Boric, presidente eletto sull'onda lunga della volontà di far tornare nel Paese l'eredità spezzata di Salvator Allende, ha annunciato il lancio di una gara tra le più importanti aziende private operanti nel Paese per ottenere un partner valido per l’estrazione di 400mila tonnellate di litio e all’affare si è interessata la Chile-China Industrial and Economic Development Company e a settembre affronterà il voto sulla proposta di riforma costituzionale che proporrà, tra le altre cose, un forte scrutinio pubblico sulle risorse minerarie del Paese. In Bolivia il presidente Luis Arce del Movimento al Socialismo sta cercando partner privati per diversificare le tecnologie del suo complesso a partecipazione pubblica e, nota StartMag, "dichiara di voler puntare su una tecnologia nuova e teoricamente più sostenibile, l’estrazione diretta, ma le manca la competenza tecnica e la capacità impiantistica. Il governo vuole inoltre avviare una produzione di batterie entro il 2025: è una previsione forse troppo ottimistica, considerato che il Cile – che a differenza della Bolivia di litio ne esporta parecchio e da tempo – non c’è mai riuscito". Anche per questo il suo coinvolgimento nel dialogo tra Cile e Argentina e un prossimo vertice intergovernativo potranno cercare di smussare le problematiche e consolidare l'alleanza del litio in nome dell'espansione del controllo dei tre Paesi sulla massima quota gestibile della catena del valore.

La chiave di volta di questo processo, sottolinea Il Fatto Quotidiano, "è l’avvicinamento tra Cile e Bolivia, che dal 1978 non intrattengono relazioni diplomatiche ma solo consolari: nonostante l’ultracentenaria disputa territoriale per l’accesso al Pacifico, l’avvento del 36enne Boric alla Moneda ha ridisegnato gli schemi, trovando una sponda nel presidente socialista della Bolivia". Lo schema dovrà essere valutato con attenzione nei prossimi mesi e potrà portare all'alleanza sull'estrazione di base e, soprattutto, i prezzi del minerale sempre più strategico in Europa, America e Asia per la transizione. Un cartello di sostanziali oligopolisti desiderosi di consolidare la loro rendita nel quadro del superciclo globale in via di sdoganamento può causare, nel 2023, l'equivalente dello shock petrolifero del 1973, facendo aumentare le quotazioni di materiali desiderati con forza dai Paesi avanzati grazie a una manovra politica? Non è detto in partenza, dato che soprattutto il ridotto mercato finanziario del litio ha fino ad ora ridotto l'altalena dei prezzi in questo complesso 2022, ma l'opzione esiste. Legittimamente, Paesi come Argentina, Bolivia e Cile possono fare ciò che mezzo secolo fa fecero i Paesi del Golfo col petrolio: far sentire la forza del cartello. Ancorare la transizione energetica indicata come obiettivo a regole della globalizzazione commerciale sempre più in discussione dopo la pandemia e la guerra in Ucraina espone le economie occidentali a fluttuazioni imprevedibili in questo senso: e il litio può essere il punto di caduta di molte problematiche, in un contesto in cui l'inflazione morde feroce e la recessione incombe.

Il rischio di un'accelerazione dei costi della transizione in settori come quello dell'auto elettrica va messo in conto: e l'alleanza "sovranista" dei governi di sinistra dell'America Latina può essere uno dei fattori scatenanti.

Commenti