«In tre anni Brera sarà aperta a tutti»

«Ferrante? L’ex prefetto va bene per gestire le emergenze, ma qui non ci sono terremoti, vulcani, e non c’è nemmeno la mafia»

«In tre anni Brera sarà aperta a tutti»

Enrico Lagattolla

Vulcanico, come sempre. Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura in pectore se Palazzo Marino dovesse tingersi di rosa Moratti. Un’idea su tutte: «In tre anni si deve riaprire Brera». La sfida è lanciata.
Sala stampa del ristorante Savini, galleria Vittorio Emanuele. Accanto a Bruno Tabacci (deputato dell’Udc e capolista del partito alle prossime amministrative, dove l’Udc sostiene la candidata della Cdl, e per Sgarbi «il mio faro anche nel Consiglio comunale») e al capolista della Moratti Piero Borghini, l’ex sottosegretario ai Beni culturali va a briglie sciolte. «Roma al confronto di Milano è una città provinciale, una provincia berbera. Una città come Milano si governa con le grandi idee e senza avere paura di nessuno. Per questo Brera deve essere riaperta in tre anni». Perché «Milano ha bisogno di straordinarietà. Questa non è una città normale ed è un luogo in cui non si può fallire». Un buon motivo per rilanciare la posta. Nel pomeriggio, dal palco dell’Auditorium - intervenendo alla «Festa di Letizia» - Sgarbi ripropone «l’idea di un assessorato alla Bellezza», dell’attuale assessore alla Cultura Stefano Zecchi. «Mi sembra una buona idea, perché a Milano ci sono bellezze artistiche nascoste che vanno valorizzate».
Dalla capitale al capoluogo lombardo, da Palazzo Chigi a Palazzo Marino. «Il Governo Prodi manca della consapevolezza culturale: io a Milano in cinque anni posso fare tutto ciò che Francesco Rutelli ontologicamente non saprà mai fare, perché un sasso non esprime pensieri».
Quindi, la discesa nell’agone elettorale. Poco o nulla dice sul candidato sindaco della Cdl Letizia Moratti, qualcosa - eccome - sull’aspirante sindaco del centrosinistra Bruno Ferrante. «È evidente che Ferrante è più di destra della Moratti, lui va bene per gestire le emergenze, ma a Milano non ci sono terremoti, vulcani, non c’è neanche la mafia. Lo hanno candidato per perdere e poi potere appoggiare il governo moderato della Moratti. In ogni caso, per il candidato dell’Unione è già pronto un posto di commissario a Secondigliano».
Ancora sull’asse Roma-Milano, Sgarbi affronta l’argomento restauri. Poca diplomazia, parole al vetriolo. E sconti, nessuno. «Neanche a Kabul c’è un esempio più orrendo del disastro fatto da Veltroni a Roma (riferendosi agli interventi in piazza san Cosimato, nel quartiere di Trastevere, ndr).

Persino l’orrenda piazza Cadorna a Milano è quasi bella al confronto. Non capisco - prosegue - perché indaghino su Moggi e non su Veltroni, per il quale ci vorrebbe la pena di morte perché la galera o l’ergastolo sono pene troppo lievi».

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