Il tiro al ct non è uno sport praticato in questa redazione. E qui non valgono, come deterrente, né i rapporti personali col viareggino, che pure sono ottimi, né il ricordo della cavalcata trionfale in Germania che dovrebbe valere da salva- condotto, come in effetti risultò per Enzo Bearzot nell’86, a Città del Messico, procurandogli persino un contratto rendita di altri 4 anni. E infatti si leggono, sul conto di Lippi, talune feroci censure che non possono essere sottoscritte. Per esempio l’addebito d’aver lasciato in Italia un cospicuo numero di fenomeni che avrebbero cambiato il volto dell’Italia, povera e impaurita, vista col Paraguay e segnalata contro la Nuova Zelanda. Con tutto il rispetto per i suoi quotidiani avventori, è argomento da bar dello sport.
Prendiamo Totti, uno dei pochi fuoriclasse esclusi dopo aver consultato medici e preparatori della Roma: sarebbe servito a poco, d’accordo avrebbe reso più di Gilardino, vuoto come una canna. Rispetto a quattro anni prima Francesco ha cambiato anche ruolo: è diventato una boa d’attacco, capace di lanciare in gol centrocampisti d’assalto.Ce n’è uno solo in circolazione dalle parti di Centurion: De Rossi.
Cassano e Balotelli, poi, avrebbero di sicuro aggiunto, nelle curve della qualificazione in bilico, qualche parola fuori registro e qualche atteggiamento sbagliato di troppo. Il barese, a Lisbona e a Vienna, nei due europei cui ha partecipato con la maglia azzurra, non ha cambiato il destino della Nazionale, né dei rispettivi Ct, Trapattoni e Donadoni, lasciati a casa per i deludenti risultati collezionati. Non è mai stato Maradona.
Non è questo il peccato originale di Marcello, cui bisogna riconoscere, per onestà intellettuale, lo sgambetto del destino. Non aveva molti campioni da reclutare: uno, Nesta, è andato in vacanza per guarire al ginocchio, l’altro,Buffon,si è bloccato con la schiena dopo 45 minuti di mondiale, il terzo e ultimo disponibile, Pirlo, è stato fatto fuori da un volgare insulto muscolare a Bruxelles, al culmine del primo test amichevole. E per combinazione è spuntato sui prati di Centurion Riccardo Montolivo: lo avevano impallinato senza tener conto del necessario apprendistato da garantire a un giovanotto dalle sue caratteristiche, tecniche oltre che temperamentali. È un giovanotto timido, introverso: ha bisogno di fiducia per mettersi al volante di una squadra. Lo ha maturato il curriculum in Champions league, lo ha rodato il duello con Gerrard. Senza l’infortunio di Pirlo, sarebbe rimasto in panchina ad attendere Prandelli e la prossima svolta azzurra.
E allora quali sono le colpe di Lippi? La prima, forse quella decisiva, è il suo modo di comportarsi dinanzi alle difficoltà. Con Paraguay e Nuova Zelanda, è partito con uno schieramento e l’ha puntualmente rovesciato come un calzino nella ripresa, cambiando disegno tattico e interpreti secondo una tecnica che può anche aiutare a uscire dalle curve a gomito di una sfida ma può allo stesso tempo scavare insicurezze, provocare disorientamento. La frenesia dal ct rimproverata alla squadra nel risalire la china è la stessa tradita dalla panchina nel cambiare registro, specie se mancano collaudati eversori, raffinati giocolieri capaci di una qualche magia balistica. Non c’è un Baggio, men che meno un Rivera: servirebbero come il pane.
Secondo appunto: la difesa di Gilardino sta diventando un accanimento terapeutico. Alberto è un bravo ragazzo ma ha puntualmente «bucato» il grande evento: è passato dal Milan senza lasciare tracce nè rimorsi. Rievocare la parabola di Paolo Rossi in Spagna è come rifugiarsi nella macumba. Terzo e ultimo appunto: se l’Italia ha preso due gol, con le stesse modalità, è un problema che attiene all’organizzazione sui calci piazzati ma anche al panico che si crea nel fortino azzurro. E chi può restituire sicurezza ai guardiani del faro? Quattro anni fa Lippi stupì tutti presentando due terzini, Zaccardo e Grosso, di discutibile spessore tecnico.
È convinto, un mondiale dopo, che sono sufficienti gli stessi ingredienti e le stesse scelte, per assicurarsi l’identico risultato. E invece il calcio è anche una misteriosa chimica.L’esperimento,ripetuto due volte, con gli stessi agenti, può anche non riuscire. Perciò è meglio non farsi condizionare troppo dai ricordi di Duisburg.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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