Dopo tre fumate nere Palmeri eletto presidente

Alla fine l’ex premier richiama al «senso di responsabilità» gli 8 franchi tiratori della Cdl che votano il candidato di Forza Italia

Giannino della Frattina

Ore 16 e a Palazzo Marino va in scena il primo atto del centrodestra versione Tafazzi. Seduta inaugurale del consiglio comunale con un esordio tutto minuetti e affettuosità con l’opposizione. Poi, alla prima votazione che conta, quella del presidente del consiglio (seconda carica del Comune), l’incanto si spezza. Nemmeno a parlarne di farcela con la maggioranza dei due terzi nelle due prime aperture di urna. Ma per un bel po’ quota trentuno (la maggioranza semplice degli eletti) sembra più irraggiungibile della vetta dell’Himalaya. Poi una strigliata di Silvio Berlusconi, una minaccia di mandare tutti a casa di Letizia Moratti e la maggioranza (o per la precisione Forza Italia) ritrova «miracolosamente» i binari. Trentaquattro voti (ne manca comunque ancora uno) e Manfredi Palmeri è il nuovo presidente del consiglio. «Dobbiamo coltivare il giardino Milano - le prime parole dell’ormai ex capogruppo di Fi -. Come nell’immagine così poetica e così concreta che usava spesso un mio predecessore, il compianto Giovanni Marra che insieme a mio padre sono certo mi stiano guardando dal cielo».
«Hanno dato tutti prova di un gran senso di responsabilità. Plaudo al risultato finale», commenta Berlusconi dopo aver lasciato lo scranno più alto occupato provvisoriamente in quanto consigliere anziano (più votato). «Abbiamo superato un piccolo stallo - spiega - con un richiamo al senso di responsabilità di tutti. Che è venuto subito. Ora auguri perché attraverso questa presidenza il consiglio possa fare cose buone e giuste».
In realtà le fumate nere sono state ben tre e il palcoscenico è stato tutto, come previsto, per la pattuglia dei franchi tiratori. Alla fine, però, ben più numerosa del previsto. E per nulla addomesticata dal pranzo pacificatore offerto da Berlusconi. Otto gli irriducibili che hanno tenuto in scacco la maggioranza per ore. Saldissima, invece, l’opposizione che ha assegnato tutti i suoi voti al margheritino Fabrizio Spirolazzi. E, anzi, in due tornate ne ha pure incassato uno del centrodestra. Nessun miracolo, ma solo l’intervento della coppia d’attacco Berlusconi-Moratti. Seduta sospesa, su richiesta del neo capogruppo Giulio Gallera, e colloqui faccia a faccia con i probabili «scontenti». Un’interruzione durata quasi due ore che però alla fine ha consentito il primo armistizio. Malumori all’interno di Fi, probabilmente partite aperte addirittura al Pirellone. Con la lady Letizia ultimamente mai vista così incupita. Consolata forse solo da un caffè preso con Berlusconi nel suo studio, mentre il coordinatore regionale di Fi Maria Stella Gelmini e il vicecoordinatore milanese Maurizio Lupi proseguivano nei colloqui. «Mugugni», per la Gelmini. «Il problema non era Palmeri - sottolinea con la consueta schiettezza -. Avremmo potuto presentare la Madonna e sarebbe stato lo stesso. Ma abbiamo fatto capire che sull’interesse di ciascuno, deve prevalere quello della città». Parole efficaci perché alla quarta votazione passa con un solo voto in meno rispetto ai 35 a disposizione ieri della maggioranza. Che, per la cronaca, registrava le defezioni dell’an Giovanni Bozzetti e del capogruppo della Lega Matteo Salvini, assente giustificato perché impegnato a Cipro con una missione del Parlamento europeo.
«Peccato - commenta il capogruppo dell’Ulivo Marilena Adamo -.

La Cdl e soprattutto Fi hanno fatto prevalere gli interessi di bottega sulla possibilità di avviare una nuova stagione di collaborazione istituzionale in consiglio e ai milanesi un segnale di unità e condivisione sui valori di fondo che devono guidarci». Il riferimento è al mancato accordo sulle presidenze delle commissioni Bilancio e Affari Istituzionali chieste dall’opposizione e negate dalla maggioranza.

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