Tre mesi chiuso in cella, ma non era lui

Chi ha paura dell’Uomo Nero? O meglio, di chi deve aver paura l’Uomo Nero? Chiedetelo a Ibrahim, senegalese di 23 anni, che si è fatto tre mesi e mezzo di galera con l’accusa infamante di essere un pedofilo, per poi essere assolto - e scarcerato - dal giudice, secondo cui si è trattato di un «clamoroso errore di persona». Scrive proprio così, nelle motivazioni della sentenza con cui lo proscioglie. «Clamoroso errore». Di chi gli ha messo le manette e di chi ha chiesto e convalidato l’arresto. Costringendolo a 110 giorni di gattabuia.
«Non vi è nessun dubbio - sottolinea ancora il gup Paola Di Lorenzo - che le molestie descritte siano state poste in essere ai danni delle due minori», ma «altrettanta certezza non si può ritrovare in ordine all’individuazione del responsabile». Anzi, «non resta che prendere atto della lacuna probatoria e alla luce del quadro controverso descritto pervenire a sentenza di assoluzione». Ibrahim - dice il giudice - non ha mai abusato di due bambine di 9 anni, così come sosteneva l’accusa. Lui che era incensurato, in Italia dal 2005 e con regolare permesso di soggiorno, era piombato nell’incubo quando, il 13 marzo scorso, l’avevano portato a San Vittore.

Un anno prima, sostenevano gli investigatori, aveva molestato per strada due bimbe, alla presenza di un loro coetaneo che aveva raccontato tutto al padre, il quale aveva sporto denuncia contro un uomo, giovane, di colore, rasta. Un po’ come Ibrahim, ma non Ibrahim. L’Uomo Nero sbagliato.

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