Da tre mesi era alla guida dell’Accademia di Brera

Un matrimonio tra arte e moda. A celebrarlo era la persona di Gianfranco Ferrè, che a coronamento dei numerosi riconoscimenti ricevuti nella lunga carriera era stato nominato nel marzo scorso anche presidente dell’Accademia delle Belle arti di Brera. Un compito che, avevano confidato i suoi stretti collaboratori, aveva svolto fin da subito con grande passione, dicono che ci lavorasse addirittura la notte.
L’«architetto della moda» - si era laureato nel 1969 al Politecnico di Milano ed era grande esperto e appassionato d’arte - era stato nominato dal consiglio accademico come successore di Stefano Zecchi, e per tre anni si sarebbe occupato di uno degli atenei milanesi più prestigiosi, dove studiano circa 3.500 studenti attirati dalla fama dell’Accademia praticamente da tutto il mondo. Non a caso Ferrè aveva subito definito l’accademia di Brera «una delle eccellenze assolute di Milano» e si era detto pertanto «particolarmente orgoglioso e felice di questa nomina», conferitagli il 7 marzo dal ministro dell’Università Fabio Mussi.
«La scelta di Gianfranco Ferrè dimostra che c’è anche una Milano dell’arte legata alle professioni, siamo la capitale della moda ed è giusto che anche l’arte ne tenga conto», aveva commentato soddisfatto il direttore di Brera Fernando De Filippi.
La passione dello stilista per l’arte era ben nota anche oltre i confini milanesi.

Tra i vari esempi, aveva contribuito proprio lo scorso gennaio al restauro di un dipinto che da molto tempo si trovava nei depositi della Galleria degli Uffizi, la tela «Adamo piange Abele» del pittore tedesco Johann Carl Loth, eseguita nel 1670. Grazie all’impegno dello stilista, l’opera è stata restituita un mese dopo al pubblico.

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