Tre omicidi e un suicidio in due giorni: adesso la crisi uccide?

I casi di disperazione di Lucca e di Rieti sono isolati o dimostrano un preoccupante disagio generale? Per il Pdl «il tessuto sociale regge ma sindacati e imprese non devono esasperare le tensioni». Per il Pd «il rischio aumenterà nel 2011, quando finirano gli ammortizzatori».

Adesso la crisi uccide? La cronaca parla chiaro: due omicidi ed un suicidio venerdì in provincia di Lucca, un altro assassinio solo poche ore fa nel reatino. E in tutti questi casi il movente è sempre lo stesso, la perdita del lavoro oppure il timore di essere licenziati.
Dunque, la crisi può essere in killer? Sono casi isolati di sispèerazione, o siamo di fronte a un allarme sociale? Sull'argomento, come su molti altri, centrodestra e centrosinistra vedono due realtà diverse. Lo dimostra il duello di Maurizio Castro (Pdl) e Giorgio Roilo (Pd), che si sono fronteggiati al Senato proprio sul disegno di legge sul lavoro, rinviato recentemente alle Camere dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Per Castro «c'è complessivamente un quadro di tenuta sociale». La cosa potrebbe perà diventare preoccupante, spiega, se i «soggetti collettivi si muovessero in una logica antagonista». Per ora non è così. «La stessa Cgil - dice ancora Castro - sul piano territoriale si muove per non lacerare il tessuto sociale. Quelle di Lucca e Rieti sono storie personali e non rappresentano l'anticipazione di una nuova traiettoria sociale. Non ci sono neppure notizie di coaguli eversivi».
Roilo invece è più preoccupato: «La crisi dura da quasi due anni e finora c'è stata una certa tenuta sociale perchè è intervenuta massicciamente la cassa integrazione straordinaria, ordinaria ed in deroga». Ma ora, secondo il senatore pd, le corse possono cambiare. «La manovra taglia i fondi alle Regioni e questo significa che la cassa integrazione in deroga durerà solo fino alla fine del 2010. Cosa succederà nel 2011? C'è il rischio di una esasperazione ed anche la vicenda Fiat dimostra che il tessuto sociale rischia di lacerarsi. Non voglio fare il profeta di sventura, ma i rischi sono evidenti. Bisogna dare uno stop alla logica degli atti aziendali unilaterali e alla logica degli accordi separati». La crisi, conclude Roilo, «finora è stata pagata soprattutto dai giovani con contratti a termine».
Preoccupati anche i dirigenti d'azienda. «Siamo fra l'incudine ed il martello - dice Giorgio Ambrogioni, presidente della Federmanager - bisogna dare risposte nuove a problemi nuovi. I manager devono offrire più dialogo e più attenzione al profilo psicologico.

Una persona di cinquant'anni che perde il lavoro non può vivere nella precarietà definitiva. Questa crisi sta mettendo a dura prova l'impianto sociale del Paese. La politica economica deve fare un salto di qualità. I conti vanno risanati ma bisogna anche incentivare e consolidare la ripresa».

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