Marta Ottaviani
da Istanbul
Per suo padre è impossibile che abbia fatto una cosa simile. Il suo avvocato, Mahya Usta, parlando con un giornalista del quotidiano Aksam, ha escluso la sua appartenenza a gruppi di fanatici o ambienti legati alla malavita. Se continua così Ouzan Akdil il «piccolo Ali Agca», come lo chiamano i giornali turchi, da killer di Don Santoro rischierà di diventare una vittima. Il giovane, che ha 16 anni, è ancora sotto torchio da parte delle autorità giudiziarie.
Nonostante siano passate 48 ore dalla cattura e dalla confessione («L'ho ucciso perché quelle vignette mi hanno sconvolto»), gli inquirenti non sono ancora riusciti a stabilire se dietro l'omicida ci sia qualche gruppo fanatico (magari gli stessi Lupi Grigi) o un'organizzazione mafiosa legata al racket della prostituzione.
Ieri pomeriggio Ikmet Akdil, padre dell'assassino, ha parlato a lungo con i giornalisti, con la voce rotta dal pianto. Ouzan non ha ucciso e soprattutto non può averlo fatto per soldi, perché la loro famiglia non ha problemi economici. Per lui, suo figlio è un adolescente come tutti gli altri, che sta attraversando un momento particolare e che per questo da circa un anno era in cura da uno psicologo. Unica distrazione per lui quell'internet point nel centro di Trebisonda, dove sarebbe entrato in contatto con chi ha rovinato la sua vita per sempre.
Ma non è tutto, purtroppo. Nella Turchia che piange la morte di Don Andrea c'è qualcuno che ha sempre più voglia di polemica. Molti media locali nei giorni scorsi hanno scritto che il sacerdote avrebbe offerto 500 dollari a un gruppo di ragazzi in cambio della conversione al cristianesimo, ma che poi avrebbe consegnato solo una parte del denaro. E avrebbe pagato il resto con la vita. Ieri è arrivata la seconda provocazione. Che però questa volta ha decisamente passato il segno.
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