Tredicenne si ribellò agli stupratori: ucciso

La vittima non è stata violentata, ma si è difesa disperatamente

7Mariateresa Conti

da Enna

È stato ucciso perché ha detto no ai suoi violentatori. Perché si è ribellato con tutta la disperazione dei suoi tredici anni a quegli uomini che conosceva, di cui probabilmente si fidava, e che all'improvviso si sono rivelati degli orchi che volevano rubargli l'infanzia e il sorriso. È morto per questo Francesco Ferreri, il bambino di 13 anni di Barrafranca. (Enna) trovato cadavere lo scorso 18 dicembre, buttato in un canalone, 36 ore dopo la sua misteriosa scomparsa da casa. E adesso, dopo cinque mesi di indagine, sono scattate le manette per i suoi aguzzini: un giovane meccanico di 21 anni, l'autore materiale del delitto, perché sarebbe stato solo lui a massacrare il bambino a colpi di chiave inglese; altri tre adulti, accusati di violenza sessuale aggravata in concorso e diffusioni di immagini pedopornografiche; e un minorenne, T. R. fratello di uno degli arrestati, compagno di doposcuola della vittima, che avrebbe fatto da esca.
Gli arresti sono scattati all'alba di ieri. Sin dall'inizio l'inchiesta aveva puntato su questo giro di persone e sull'ipotesi della pedopornografia. Ma solo ora, dopo la conferma arrivata dalle analisi del Ris sia sull'auto utilizzata per trasportare il cadavere di Francesco (ucciso in un luogo diverso da quello del ritrovamento, ndr), sia sulla chiave inglese utilizzata come arma del delitto e trovata ad alcuni chilometri dal cadavere, sono arrivati i provvedimenti di custodia cautelare. E non è tutto. Gli inquirenti, infatti, sono convinti che a Barrafranca ci siano altri bambini rimasti invischiati in questo squallido giro. E per questo il riserbo è massimo, anche sulla voce, circolata insistentemente ieri mattina, che nelle maglie di questa inchiesta sia finito anche un altro minore, non imputabile a causa dell'età. In manette sono finiti Giuseppe Faraci, 21 anni, accusato di omicidio, meccanico, amico di Francesco, in prima fila ai suoi funerali; Salvatore Randazzo, di 20 anni; i padrini di cresima del minorenne arrestato, Antonio Lo Bue, 39 anni, e Calogero Mancuso, 40 anni. Non è stato violentato, Francesco. L'autopsia ha escluso lo stupro. Non ci sono neanche sue fotografie nel materiale sequestrato ad alcuni arrestati. Materiale agghiacciante, quello trovato in due Pc posti sotto sequestro; tra i file, anche qualcuno del genere necros-pedo, lo stupro di un bimbo che apparentemente sembra morto, un neonato che viene sezionato, forse durante l'autopsia. Immagini terribili. Violenze terribili cui, secondo gli investigatori, non sarebbero estranei altri bambini di Barrafranca.
«Questi arresti - ha sottolineato il procuratore del Tribunale dei minori di Caltanissetta Caterina Chinnici - sono il punto di partenza, non certo il punto di arrivo». E il procuratore di Enna, Salvatore Cardinale: «Francesco si è ribellato ad atti che non voleva subire, per questo è stato ammazzato». I genitori di Francesco non trovano pace. Sono contenti per gli arresti, ma chiedono che sia fatta giustizia piena. «Giustizia con la G maiuscola - dice la mamma di Francesco, Anna Bonomo - non vorrei che tra qualche tempo le persone arrestate tornino a circolare libere per il paese. Ho visto in tv - ha aggiunto - uno degli arrestati che piangeva. Se è lui l'assassino deve piangere lacrime di sangue».

Il padre di Francesco, Giuseppe Ferreri, si dice convinto che si sia trattato di un omicidio premeditato: «Sono dei traditori - si dispera - Mancuso era accanto a me quando abbiamo ritrovato mi figlio morto e mi consolava. Con che coraggio lo faceva?».

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