Tregua a Capitalia: Arpe resta al suo posto

Il manager: «La responsabilità ha prevalso sull’orgoglio»

Tregua a Capitalia: Arpe resta al suo posto

da Milano

Ribaltando la maggior parte dei pronostici, Matteo Arpe resta al timone di Capitalia. L’amministratore delegato del gruppo romano, che il presidente Cesare Geronzi voleva rimuovere sottoponendone la sfiducia al patto di sindacato dei grandi soci e al cda, vede premiata la sua «resistenza» di questi giorni. Mentre Geronzi da un lato deve rinunciare al licenziamento del manager, ma dall’altro ottiene le scuse dello stesso Arpe e incassa la volontà dei soci di sancire, anche in sede di consiglio, che la strategia della banca spetta esclusivamente al presidente. E la Borsa ha brindato alla conferma di Arpe con un balzo del titolo del 4,5% a 6,9 euro. «Sono molto soddisfatto - ha detto l’ad a fine giornata - dell’esito odierno: il senso di responsabilità ha prevalso sull’orgoglio».
Questa la sintesi della resa dei conti di ieri, conclusa a fine mattinata prima ancora di cominciare. Il patto di sindacato dei grandi soci, convocato per le 12 per trattare il «licenziamento» di Arpe, è slittato di quasi tre ore perché, nel frattempo, i due contendenti, invitati dai soci, avevano accettato di vedersi. E dopo un confronto serrato sono usciti con una sorprendente pace: Arpe ha scritto una lettera a Geronzi, da rendere pubblica, il cui passaggio chiave, alla fine, è quello dove si legge che «tutte le persone di Capitalia si sono comportate in buona fede e a nome loro e mio mi scuso se, per qualsiasi errore compiuto, non è apparso chiaro ed evidente».
Le scuse ci sono, dunque, ma a ben guardare non sono riferite a elementi sostanziali, bensì all’eventuale forma che determinati comportamenti avrebbero assunto. Successivamente il presidente del patto Vittorio Ripa di Meana ha precisato: «Credo che ora ci sarà un chiarimento nella governance in cda, con la precisazione che le strategie sono del presidente, come del resto è già scritto chiaramente nel patto».
In questo modo l’assemblea del patto si è risolta in una riunione amichevole, dove è andato anche lo stesso Arpe, propedeutica al successivo cda, che ha cancellato la discussione sulla revoca dell’ad e ha approvato il progetto di bilancio 2006. I conti verranno presentati stamane a Milano alla comunità finanziaria.
Abn Amro, banca olandese primo azionista di Capitalia, che in queste ultime settimane aveva appoggiato le scelte di Geronzi con sempre maggiore convinzione, ha giudicato positivamente la pace di ieri. «Siamo contenti che Geronzi e Arpe abbiano concluso che possono lavorare insieme», ha detto un portavoce. Alla fine anche Abn ha preferito spingere per un accordo. La banca olandese, dopo le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e pure di alcuni dei suoi azionisti istituzionali, avrebbe visto salire l’imbarazzo in alcuni ambienti a lei vicini. Mentre altri soci importanti, come la Fondazione Manodori, avevano fatto capire che l’ipotesi di un’esclusione di Arpe non li convinceva affatto. E nel frattempo, nella mattinata di ieri, persino i dipendenti del gruppo avevano manifestato pubblicamente il loro appoggio ad Arpe.


Ora bisognerà valutare la tenuta di questa tregua e capire come si muoverà la banca nelle prossime sfide, dagli equilibri di Mediobanca a quelli in Generali. Di certo, da ieri, Geronzi non è più del tutto «imbattuto», avendo incontrato un ostacolo più difficile che mai sulla sua strada.

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