Tremonti: «La cura Draghi è solo un’aspirina»

L’esempio: «Con gli eurobond si può fare un passo avanti»

Tremonti: «La cura Draghi è solo un’aspirina»

da Milano

A occhio è un po’ come un’aspirina data per una malattia più grave»: Giulio Tremonti, ministro dell’Economia in pectore, non esprime un giudizio lusinghiero sul rapporto del Financial Stability Forum per affrontare e prevenire le crisi dei mercati finanziari presentato dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, all’ultima riunione del G7. «Nelle sue conclusioni - sottolinea Tremonti - non c’è mai la parola nazionalizzazione. Si omette così il passaggio più significativo. Dove si fa l’elenco degli strumenti da utilizzare si parla di iniezione di liquidità e di altre cose fumose. Ma il rapporto è reticente sulla parola chiave, aiuti di Stato. Non si parla di salvataggi. E se un rapporto del genere non parla di cose reali, come le nazionalizzazioni che sono state fatte e si faranno ancora, siamo di fronte a quel tipo di cultura, di tecnica, che non basta più per gestire cose che sono cambiate. Verso un nuovo mondo non si può andare con idee e strumenti vecchi».
Tremonti ripete più volte ai giornalisti di parlare non come futuro ministro, ma esclusivamente come presidente dell’Aspen Institute Italia, che a Parigi ha organizzato una due giorni a porte chiuse in cui economisti europei e statunitensi si sono confrontati proprio sull’attuale situazione di crisi dei mercati e dell’economia. «C’è la consapevolezza di una crisi generale molto profonda e che non è finita - spiega -. Una crisi non solo economica, ma anche sociale, con l’impoverimento del ceto medio, e fatta di tensioni geopolitiche».
In questo quadro, per Tremonti, è l’ora di cambiare approccio e di ripensare il sistema dei mercati, ricorrendo a strumenti nuovi e percorrendo vie nuove per generare crescita e sviluppo. A partire da un’idea che gli sta particolarmente a cuore, vale a dire l’emissione di titoli di debito europeo per finanziare investimenti europei, i cosiddetti eurobond, con cui si può fare un passo avanti come hanno fatto i padri fondatori dell’Unione europea con la creazione della Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, e dell’Euratom.
Per il futuro ministro, infatti, «viviamo in tempi non ordinari, ma in tempi straordinari. Non è più un problema di crescere dello 0,3 o dello 0,2%. Questo tipo di modellini basati sulle previsioni di crescita dello zero-virgola non funziona più. E tutto il set di strumenti finora applicati alla crisi dei mercati è come la penicillina portata dagli alleati nel 1945: dopo mezzo secolo non è più l’antibiotico più efficace». Tremonti fa un parallelo con la crisi del ’29: «Tutto avviene fuori da ogni controllo. Ma nel ’29 i controlli non c’erano.

Oggi ci sono, ma sono domestici, nazionali, dunque insufficienti e inadeguati per fronteggiare i problemi sollevati dalla diffusione dei nuovi strumenti finanziari, come gli equity fund per i quali l’unica regola è non avere regole».

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