da Roma
Sulla questione Giulio Tremonti si era soffermato già giovedì, durante la sua lunga conferenza stampa al Meeting di Cielle. In quelloccasione, più duna volta il vicepresidente di Forza Italia aveva preso di mira il governo. In particolare, per quella «curiosa abitudine» di «andare allincasso» pur non avendone alcun titolo. Tremonti citava la ripresa economica di inizio 2007 (che certo «non può dipendere da una Finanziaria approvata solo qualche mese prima e che ha degli effetti dallanno successivo») e lincremento delle entrate fiscali di inizio anno (e anchesso, spiegava, impossibile da attribuire alla lotta allevasione che avrebbe portato avanti Visco per sei mesi).
Ma quando ieri mattina il ministero dellEconomia ha fatto sapere che ad agosto il gettito da autoliquidazione (cioè le imposte dovete per Irpef, Ires e Irap e versate con le dichiarazioni dei redditi) è cresciuto «al di là delle previsioni, consolidando il buon andamento delle entrate tributarie registrato dallinizio dellanno», il predecessore di Tommaso Padoa-Schioppa ha deciso di prendere carta e penna e mettere nero su bianco il suo disappunto. Perché, spiega in una nota, «lanalisi degli ultimi dati sulle entrate fiscali dimostra che la lotta allevasione fiscale è stata un fallimento e che gli italiani non hanno fiducia in quello che ha fatto e che farà il governo Prodi».
Nel comparto imprese-lavoro autonomo, obietta Tremonti, «si è registrato un incremento minimo pari a solo 500 milioni di euro». Insomma, «non solo le grida fiscali del governo hanno prodotto un effetto di recupero irrisorio ma soprattutto hanno prodotto un risultato a scendere». Secondo il dirigente azzurro, infatti, «il versamento in acconto è stato pari a 400 milioni di euro, inferiore rispetto al versamento fatto a saldo sullanno in corso». «Se ci fosse stata una lotta allevasione - aggiunge - il dato sarebbe stato a salire». E il fatto che «sia a scendere non indica che gli italiani hanno una crescente paura del fisco» ma piuttosto che «sentono leconomia rallentare e dunque si autoriducono le imposte».
Secondo Paolo Bonaiuti «questo è un governo da canzonetta». Attacca il portavoce di Silvio Berlusconi: «Un sottosegretario dice: Tasso anchio. E Prodi gli risponde: No, tu no, qui tasso solo io. Come nel famoso motivo di Jannacci, i governanti di sinistra si divertono a vedere leffetto che fa. Gli italiani, invece, non si divertono affatto». Anche per il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, «se presi per buoni», i dati forniti dallesecutivo dimostrano «non che è migliorata la fiducia degli italiani nei confronti del governo ma che cè un aumento della pressione fiscale. In questo quadro, il crescente malcontento popolare sul tema del fisco richiede di preparare con attenzione una manifestazione pubblica nellautunno».
Per il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie del Carroccio, «crescono le entrate fiscali e si prevede quindi un extragettito rispetto a quanto previsto nel Dpef, ma nel contempo si deve registrare una flessione della crescita del Pil, ovvero aumentano le tasse». Insomma, «cala la crescita del Paese e come soluzione a questo problema i signori al governo propongono laumento delle tasse sulle rendite finanziarie». Daccordo Roberto Maroni, capogruppo della Lega alla Camera: «Tutto questo entusiasmo è assolutamente fuori posto perché il nuovo boom di entrate fiscali è dovuto solo ed esclusivamente allinasprimento della pressione fiscale».
Per il presidente dei senatori di An Altero Matteoli, Prodi passa «di gaffe in gaffe». «Oggi - dice - offende i contribuenti affermando che il gettito fiscale è aumentato nonostante le aliquote siano rimaste immutate». Daccordo il collega Maurizio Gasparri: «Ma fino a quando si potrà andare avanti con il governo del caos e delle tasse?».
Sulla stessa linea il segretario della Dc per le Autonomie Gianfranco Rotondi. «Berlusconi - dice - promise la riduzione delle tasse e la realizzò. Ora dal governo cè chi promette una minore pressione fiscale, ma il verbo della sinistra è tassare, tassare, tassare».