Tremonti: sui paradisi fiscali possiamo agire anche da soli

La battaglia sui paradisi fiscali, incominciata al summit londinese del G20, approda fra mille polemiche all’Ecofin. I ministri finanziari dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, sono rimasti lontani da una posizione comune in materia, conferma Giulio Tremonti. L’Italia, aggiunge il ministro dell’Economia, sta studiando alcune misure per combattere l’evasione, agendo contro i paradisi fiscali: «L’evasione sta in piedi - spiega al termine del Consiglio Ecofin - anche perché puoi mettere al sicuro la refurtiva, e hai una direttiva europea che la protegge. Bisogna eliminare i rifugi comodi e - aggiunge - credo sia giunto il momento che ogni Paese faccia un po’ per conto suo. Noi stiamo studiando azioni per far valere la sovranità fiscale, che resta nazionale».
Tremonti promuove la stretta sui paradisi fiscali annunciata dal presidente Obama, e definisce «molto sensata» la possibilità che l’Italia compili una sua lista di paradisi fiscali. «Stiamo lavorando per incrementare il profilo di attenzione fiscale sui redditi prodotti nei paradisi, presumendo che siano frutto di evasione, salvo prova contraria». Il Fisco potrebbe richiedere alle imprese una lista delle società collegate all’estero, e chiedere spiegazioni in proposito. E se il prodotto dell’evasione sta all’estero, ci vuole un «incremento di punibilità». Lo scudo fiscale-bis è però ancora work in progress.
«Il tentativo ora è quello di arrivare a una soluzione tutti insieme, esercitando un crescendo di pressioni», dice Tremonti. A livello europeo, tuttavia, la situazione è di stallo perché sulle questioni fiscali vige ancora il principio dell’unanimità. Di più, non sono mancati incidenti diplomatici fra alcuni ministri. «Inviterò Austria, Lussemburgo, Svizzera e Burkina Faso a discutere la questione», ha detto con una battuta pesante il ministro dell Finanze tedesco Peer Steinbrueck. Austria, Lussemburgo e Svizzera sono i tre Paesi europei finiti sulla «lista grigia» dell’Ocse che include chi non coopera pienamente contro l’evasione fiscale. La battuta ha suscitato le proteste del premier (e ministro delle Finanze) lussemburghese Jean-Claude Juncker, che annuncia battaglia sulla conservazione del segreto bancario. Juncker però è un’anatra zoppa (forse non sarà confermato), e la presidenza di turno ceca - che difendeva i paradisi - è agli sgoccioli.
Tremonti ha parlato anche della situazione italiana di fronte alla crisi economica. «I nostri dati sono in linea con le previsioni della Commissione Ue, in certi casi (sul debito, ad esempio) anche più rigorosi: nessuno ci chiede una manovra sul debito. Abbiamo numeri relativamente migliori di altri Paesi, e siamo gli unici ad avere un deficit depurato dei costi della crisi sotto il 3% sia nel 2009 che nel 2010. Anche sulla crescita - ha aggiunto il ministro dell’Economia - facciamo meglio di altri.

Con la crisi, si vede che la nostra economia si rivela più solida». Anche sul fronte della disoccupazione, non c’è allarme. Tremonti ricorda che sono pronti 9 miliardi di euro pronti da utilizzare per gli ammortizzatori sociali.

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