Fabrizio de Feo
da Roma
È una piccola rivoluzione dautunno, tutta consumata nellarco di 24 ore, quella che attraversa il governo e la maggioranza. Un brivido che percorre la schiena dei protagonisti della Casa delle libertà e prefigura scenari di crisi per poi risolversi in un accordo «sanaferite» e «scacciacrisi» messo nero su bianco in un vertice di maggioranza.
La prima scintilla di una giornata politicamente intensissima viene accesa in nottata. Domenico Siniscalco getta la spugna a poco più di un anno dallinsediamento in via XX Settembre e rassegna le dimissioni. La risposta del governo non si fa attendere. Bisogna fronteggiare scadenze strettissime - entro la mezzanotte del 30 settembre il governo deve varare la Finanziaria - e così nel pomeriggio i leader della Cdl si ritrovano a Palazzo Chigi per definire la loro strategia. Il rendez-vous, inaspettatamente, fila via liscio e senza intoppi e si conclude in meno di unora, con la ratifica di un accordo già in gran parte trovato poco prima, in un faccia a faccia ristretto nello studio del presidente della Camera tra Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il grande vertice a cui, oltre al premier e al ministro degli Esteri, prendono parte Gianni Letta, Marco Follini, Roberto Calderoli, Gianni De Michelis e il segretario del Pri, Francesco Nucara, produce una triplice risposta. La prima è il ritorno alla guida del ministero dellEconomia di Giulio Tremonti, sacrificato più di un anno fa per insanabili contrasti con Alleanza Nazionale. È proprio il numero uno del partito di Via della Scrofa a concedere il suo via libera al ritorno del «super-ministro» poco prima del summit. «Qualora il presidente del Consiglio convenga con noi di esprimere una valutazione negativa sulloperato del governatore della Banca dItalia, saremmo lieti che il ministero dellEconomia fosse affidato a Giulio Tremonti» annuncia il leader di An. La posizione di Fini è chiara: sì a Tremonti ma a condizione che il governo «scomunichi» ufficialmente Antonio Fazio.
La richiesta viene accolta dal premier e dalla maggioranza. E qui scatta la seconda mossa, ufficializzata da Silvio Berlusconi nella conferenza stampa post-vertice. «Nel corso del vertice ho espresso la convinzione che a questo punto la permanenza in carica del governatore della Banca dItalia non sia più opportuna, non sia più compatibile con la credibilità internazionale del nostro Paese» dice il premier. È il segnale che per il numero uno di Palazzo Koch non esistono più sponde visto che la richiesta di dimissioni viene ufficialmente rilanciata ai massimi livelli governativi.
Il terzo punto è quello che sancisce la novità politicamente più rilevante: le primarie per la scelta del candidato premier. La richiesta, firmata Udc, viene accolta da Silvio Berlusconi che in conferenza stampa annuncia la svolta di concerto con il segretario del partito di Via Due Macelli. «Per la prima volta in un vertice della Cdl lonorevole Follini ha posto sul tavolo il problema di un sistema democratico per la designazione dei corpi dirigenti della coalizione e cioè del candidato alla guida della Cdl». Il presidente del Consiglio aggiunge di avere «immediatamente accolto» la richiesta. Con una postilla: «Io mi ritengo da sempre una risorsa per gli interessi del Paese. Per questo ho immediatamente aderito alla proposta e siamo daccordo sul fatto di doverci riunire presto per dare una risposta sia sul programma che sul sistema migliore di indicazione per il miglior candidato possibile». Secca la replica di Follini. «Cè chi pensa che il miglior candidato per il 2006 sia Silvio Berlusconi, cè chi non lo pensa come me. Ma il punto è come confrontarci democraticamente su queste opinioni».
Sulle modalità con cui disputare la partita delle primarie si discuterà quindi in un nuovo vertice. Ma la mossa sembra, comunque, aver ricompattato la maggioranza e prodotto la tanto invocata «discontinuità». «Sono soddisfattissimo» dice Fini. «Abbiamo dimostrato con i fatti che la coalizione è in grado di trovare la sua unità sostanziale». Un plauso che si allarga anche alla scelta del nuovo titolare dellEconomia. «Proprio perché con Tremonti non cè mai stato nulla di personale, e visto che noi facciamo politica, dico che Tremonti è la persona giusta. In questo momento non si poteva scegliere un ministro tecnico». Resiste, invece, qualche perplessità nella Lega.
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