"Dobbiamo attraversare il guado".
Quale guado, ingegner Moretti?
"Quello che separa il pubblico impiego da un'impresa vera".
Per evitare di finire come l'Alitalia?
"Non mi piace sentire parlare di Alitalia, perché noi siamo ancora in tempo per evitare il disastro".
Quanto tempo?
"Due anni. Non sono molti, ma ce la possiamo fare".
Una rivoluzione. E come tutte le rivoluzioni comporta qualche spargimento di sangue. Cominciamo dagli otto licenziati di Genova?
Qualcuno dice che avete esagerato…
"Abbiamo esagerato? Mi dica lei. Quando non si timbra il cartellino… Il fatto è che nel settore pubblico si è perso il senso dell'impresa. Nel privato nessuno si scandalizzerebbe".
E De Angelis, il responsabile della sicurezza, licenziato per aver detto che gli Etr 500 si spezzano?
"No, lui è stato licenziato perché ha detto che gli Etr 500 si spezzano causa manutenzione e usura, e non è vero. E che quelle rotture possono avere effetti catastrofici, e anche questo non è vero".
Però è vero che gli Etr 500 si spezzano…
"Sì, i treni si spezzano. Ma non l'ha mica scoperto De Angelis, sa? È da più di un secolo che i ferrovieri conoscono il problema: si tratta di un caso classico, di scuola. Tanto è vero che i treni sono costruiti in modo che, in caso di rottura, frenino entrambi i pezzi. Così si evitano disastri. E questo un macchinista come De Angelis dovrebbe saperlo".
Era il delegato alla sicurezza: non aveva il dovere di denunciare un pericolo?
"Il delegato alla sicurezza deve dire cose esatte. Altrimenti si fa un danno ad un’impresa che deve stare sul mercato. E sa chi ci rimette? Mica i vertici. Ci rimettono tutti i lavoratori".
Ma i sindacati, che lei conosce bene, lo capiranno?
"C'è una inevitabile resistenza al cambiamento. Soprattutto perché in azienda nelle ultime settimane stanno prendendo piede quelle che sono le organizzazioni più estreme, i sindacati di base".
I sindacati confederali invece sono più ragionevoli?
"Hanno la consapevolezza che se non c'è un aumento di produttività non riusciamo a svoltare".
L'aumento di produttività significa anche il macchinista unico?
"Certo. Ma le pare? Abbiamo investito quasi 4 miliardi in sicurezza: quella tecnologia va sfruttata. Anche perché il doppio macchinista esiste solo nelle nostre Fs…".
Vuol dire che all'estero è stato abolito da un pezzo?
"Certo. Ma voglio dire anche di più. Ci dimentichiamo che in Italia ci sono 5.000 chilometri di ferrovie che non sono Fs, dalle Nord Milano a quelle di Bari: ebbene lì il macchinista unico c'è già. Ma le pare possibile? Come facciamo a reggere la concorrenza se, dopo avere investito 4 miliardi in sicurezza, siamo costretti a usare standard che altri non usano?".
Quando pensa di introdurre il macchinista unico?
"Ricominciamo a parlarne a settembre. C'è resistenza, anche psicologica, si capisce. Ci sono delle frange riottose. Ma è un cambiamento che, con tutte le forme di gradualità e sperimentazione possibili, bisogna fare. Senza indugio".
Quali sono gli altri cambiamenti più urgenti?
"Intanto bisogna introdurre nuove regole per il trasporto delle merci su strada. E mi sembra che il ministro Matteoli ci stia lavorando".
Merci su strada? Ha intenzione di dedicarsi ai camion?
"Non facciamo dell’umorismo: è un problema serio. Il fatto che i Tir possano muoversi al di fuori delle regole costituisce un problema per il Paese (basti pensare agli incidenti) e anche per noi. È una concorrenza sleale cui non possiamo far fronte".
Non sarà che siete troppo cari?
"Non siamo cari. Anzi, in altri Paesi, dove le regole si rispettano davvero, riusciamo a tenere prezzi del 30 per cento superiori".
A proposito di prezzi: ci sono molte lamentele per gli aumenti dei biglietti…
"Ho letto. Ma ci si dimentica di dire gli aumenti non si concentrano su pendolari e treni a lunga percorrenza, ma su quelli di alta gamma, in sostanza gli eurostar. Siamo sotto la media europea. E il costo dell’elettricità è salito del 35 per cento. Quindi, ragionando in termini di impresa, sulle tratte commerciali, non quelle di servizio pubblico, ci vorrebbero altri rincari".
Ancora?
"Ascolti: andare da Roma a Milano costa 85 euro. Per una medesima tratta in Spagna se ne spendono 140. In Germania 200".
Forse noi abbiamo lo sconto zecche…
"Ho sentito l'accusa per il Torino-Napoli di questi giorni. Ma si tratta di un treno su 9mila. Non mi sembra una percentuale così grave".
Non le sembra grave? Di zecca ne basta una...
"A parte il fatto che quelle, secondo me, non sono nemmeno zecche, siamo d’accordo. Noi cerchiamo di evitarlo. Ma lì si tratta semplicemente di un'impresa di pulizia che non ha fatto il suo dovere".
Che cosa aspetta a intervenire? Nelle imprese di pulizie delle Fs c'è del marcio…
"Lo sanno tutti che c'è del marcio. Ma, a proposito di concorrenza, lo sa che io quell'azienda che fa le pulizie male non la posso cacciare?".
Perché?
"Se fossi azienda privata l’avrei già fatto. Essendo impresa pubblica, invece, devo fare una gara europea. Ci vogliono mesi. Forse sarebbe il caso di cominciare a ragionare su questi fatti: se dobbiamo competere coi privati non possiamo stare a tutti i lacci e lacciuoli del pubblico".
A proposito di competizione: la spaventano i nuovi imprenditori interessati all'Alta Velocità?
"No, ben vengano. Se non ci fosse questa sfida, forse non avremmo l'opportunità di rifondare l'azienda. E invece il 13 dicembre inaugureremo la Milano-Bologna dell’Alta Velocità. E dal 2009 faremo un altro passo avanti… ".
E il passo avanti nei bilanci economici?
"Stiamo rimettendo in sesto i conti. Nella semestrale di settembre si vedranno segnali positivi".
Basterà per consolare i ferrovieri?
"La stragrande maggioranza degli 87mila dipendenti (87mila, non 100mila come scrivete sempre), capisce e ci segue. Ma lei lo sa cosa diceva Bertrand Russell?".
Confesso: no
"Diceva: se scioperano i professori sono tutti contenti, se scioperano i ferrovieri si paralizza il Paese. C'è un potere contrattuale spropositato nelle mani dei ferrovieri. Spero che sia usato in modo intelligente".
Ci sta annunciando un autunno di scioperi?
"Spero di no".
Be’, lei i sindacati li conosce bene…
"Senta io, proprio in questi giorni, il 20 agosto, compio 30 anni nelle Ferrovie".
Auguri.
"Non posso, dopo 30 anni, lasciare un'azienda di macerie. Voglio lasciarla forte e sana".
Qui, per dirla con Andreotti, siamo a Napoleone.
"Non scherzi. Abbiamo un progetto chiaro, c'è una strategia. Ce la possiamo fare. Ma il presupposto è che si cambi mentalità. E che si rispettino le regole".
Anche a costo di licenziare…
"Sappiamo che sono decisioni difficili, che creano problemi. Le prendiamo a malincuore. Ma le dobbiamo prendere, altrimenti si spappola tutto. Un'azienda è fatto di comportamenti e esempi. Se si lascia correre, si va alla deriva".
MG
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