Trentasei splendide primavere

Ci sono momenti che una televisione «full hd» ti può far vedere e rivedere centinaia di volte facendoti scoprire ad ogni replay qualcosa in più. E il gol di Palladinho (scusate, no, Palladino, ché semmai è quell’altro che vorrebbe essere Ronaldino) alla Fiorentina è una di quelle. Al pari di tantissime altre sue giocate o del capolavoro di Frey. Per tutto il resto c’è il Tempio. Perché se il Genoa si è scrollato di dosso quel momentaccio, il famoso «novembre nero» di Gasperini anticipato per esigenze di Europa League, la spiegazione puoi trovarla solo laddove le telecamere non arrivano. La trovi alla fine della partita della Fiorentina, perché è in quel momento che il Genoa ha vinto. La vittoria è in quell’abbraccio di tutti i giocatori, e in quella camminata trascinata verso la Sud, perché dopo aver salutato la Nord i giocatori non avevano più neppure la forza di arrivare dall’altra parte.

Le risposte sono dietro la porta di uno spogliatoio, dove trovi i «vecchi», gli Scarpi, i Rossi e i Milanetto (che credo faccia apposta a regalare una palla gol ogni partita agli avversari perché è l’unico modo per evitare che Lippi possa pensare a procurargli gli straordinari). Esagero? Boh, sarà l’acquolina in bocca che mi ispira il Nutella party che si avvicina.

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