Come entrare in un labirinto. Talvolta, un girone dantesco. Sette piani che raccontano storie minine o epocali, carte e faldoni che racchiudono maxi-inchieste o semplici litigi familiari, politici e cittadini qualunque che incrociano le proprie vicende, aule deserte o affollate di cronisti e fotografi. Il più delle volte, chi varca lingresso inizia una piccola via crucis di sportelli, attese, corridoi, udienze, in cui il rischio è di smarrire il senso stesso di quelledificio. Che poi è il palazzo di giustizia, dove la Giustizia - intesa come riconoscimento della verità - si scontra quotidianamante con le difficoltà di un sistema sovraccarico, zavorrato da organici carenti ma anche da sacche di inefficienza, e rischia di essere percepito più come una causa che una soluzione ai problemi. E per uscire dal labirinto, cè solo un modo. «Il Tribunale di Milano - ha spiegato Livia Pomodoro, che del Tribunale è il presidente - deve diventare una grande scatola di vetro, trasparente, dentro cui ogni cittadino deve potersi riconoscere in un percorso non di ostilità e angosce, ma di richiesta di giustizia che cè dentro ognuno di noi».
La numero uno del Palazzo è intervenuta ieri al forum delle politiche sociali che si è tenuto al teatro Strehler. «Bisogna fare in modo - ha detto - che le nuove generazioni siano consapevoli che non cè prepotenza, aggressività e violenza che consenta di superare il limite della buona e serena convivenza. Purtroppo molte maglie si sono allentate in queste direzione e probabilmente perché anche a Milano si è dimenticato che il rispetto delle regole e la legalità vanno affermati sempre e continuamente: ci sembrerà faticosa ma è questa la strada».
«È necessario avere il coraggio di prevenire la trasgressione - ha insistito la Pomodoro -, importante nellorganizzare la nostra città, e per questo abbiamo messo in campo con i Comuni un progetto: sostituendo multe e carcerazioni con sanzioni-lavoro per la pubblica utilità. Tutti i cittadini devono sapere che esisitono iniziative per avvicinare i cittadini alla giustizia, in un rapporto che sia fisiologico e non patologico». Il presidente del Tribunale ha parlato anche di immigrazione: «Noi siamo fortemente impegnati con chi richiede asilo e un rifugio stabile nel nostro Paese, accelerando le procedure per non lasciarli in un limbo in cui la criminalità si può inserire facilmente.
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